Out Like Lambs

Not So Winter Waltz

2010 (Music Of The Spheres)
folk orchestrale, improvvisazione

Prosegue, con interessanti sviluppi, questa tendenza del folk indipendente canadese e americano che fa della sua forza maestose dilatazioni strumentali, tali da rendere ancora più evidenti le apparizioni dei luoghi di appartenenza, delle immensità delle terre selvagge che si aprono oltre la staccionata dietro casa, della riproposizione della tradizione locale, non come semplice tracciato genealogico ma, soprattutto, come naturale espressione di sè, della propria storia e delle proprie radici. Per questo vi è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, qualche corda che non è stata ancora pizzicata, qualche luogo, reale o figurato che sia, a cui non è ancora stata data voce.  
Last but not least nell'anno appena chiuso, il 2010, gli Out Like Lambs sono, essenzialmente, una coppia di Ocean Grove, New Jersey: Rachel Ade (cantante e autrice dei testi) e Michael Lucio Sternbach (chitarrista e compositore). Intorno a loro si è riunito un ampio ensemble di ben diciannove elementi, nel quale figurano, prevedibilmente, strumenti di ogni tipo: fisarmoniche, trombe, mandolini, banjo e una sega musicale.

L'ovvia componente corale della musica del gruppo non viene però esagerata: più che a un'assordante sovrapposizione barocca, le canzoni di "Not So Winter Waltz" assomigliano più alle grandi rappresentazioni profane della tradizione fiamminga, in cui tanti piccoli movimenti e personaggi minori si unificano sotto un unico tema centrale.
Piccolo neo - o fiore all'occhiello, secondo i punti di vista - di questa uscita è l'assenza di pezzi del tutto riconoscibili: spesso alla voce non è dato un ruolo più importante rispetto agli altri strumenti, che si danno il cambio sul palco come in una muta rappresentazione. È il caso, ad esempio, della bella "Manolin", che si sviluppa in una scenografia mutante: dall'introduzione, affidata a un misterioso frastuono di fiati, al seguente viaggio della Ade in un regno fatato di stagni immobili, ninfee e liane, nascondendo il proprio tremito dietro le affascinanti malie di un'arpa e di un clarinetto. Altro bell'esempio è "Downstream", ambientata nelle nebbiose coste atlantiche del New England, rese ancor più cupe da un incombente, sanguinoso passato di persecuzioni e fanatismo; improvvisamente, però, il vagabondaggio tra i fuochi fatui di violino si infrange in un bizzarro finale corale: una nuova stagione portata dall'oblio?

Sono diverse le storie che si possono ricostruire dalle canzoni degli Out Like Lambs, che hanno il pregio di non lasciare mai il proprio immaginario nel limbo della pura sensazione, se non quando emerge il loro lato più avanguardista ("The Loving Eyes Of The Axis", "Archangel"), quasi sempre condotto a uno stato definito, precisamente avvertibile. Vi sarebbe forse, in loro, la capacità di fare qualcosa di più di un semplice affresco di curate - ma informi - novelle, dal gusto medievaleggiante di un "The Creatures In The Garden Of Lady Walton" declinato verso volute folk e impennate jazz, come dimostrano - seppur solo in parte - pezzi come "Some Chickens" e "Bred To Bug".
Chi vivrà vedrà, come si dice, e il nostro augurio è di vedere espresse in pieno le grandi potenzialità del duo (o supergruppo) del New Jersey.

03/01/2011

Tracklist

  1. Bred To Bug
  2. Downstream
  3. Dead Embers
  4. Showdown
  5. Manolin
  6. Archangel
  7. The Loving Eyes Of The Axis
  8. Some Chickens
  9. Two Speeds

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