Ovlov

Margareth, Frank And The Bear

2010 (Casa Molloy)
indie-rock

Cercare di proporre indie-rock diretto e senza fronzoli è un mestiere insidioso oggigiorno: troppo alte le possibilità di essere associati a qualche nome importante del passato, prossimo o remoto che sia, e venire, quindi, bollati come qualcosa di già sentito. D'altra parte, non è nemmeno facile mostrare una personalità propria in uno stile musicale che, tra l'altro, oggi non sembra più avere l'appeal di una volta sui giovani, che siano addetti ai lavori o semplici appassionati. Ci si sta dimenticando troppo spesso di quanto valore artistico possa avere e di come possa rinfrancare lo spirito una canzone di tre minuti, che una volta era la durata canonica e invece ora lo è molto meno.
Fa quindi piacere che un disco come questo, che contiene nove canzoni per ventisette minuti complessivi, risulti un ascolto interessante e stimolante e che la concisione non significhi superficialità o carenza di idee, ma soltanto capacità di andare ogni volta dritti al punto in modo rapido e soprattutto efficace.

Gli Ovlov vengono da Brescia, due di loro (la cantante e chitarrista Luisa Pangrazio e il bassista Luigi Ancellotti) suonano insieme da molti anni e in precedenza facevano parte dei Black Eyed Susan. Sono attivi soltanto dal 2008, ma già con questo esordio mostrano di essere in grado di dire qualcosa di proprio e di farlo bene. Come si diceva, il loro stile è puramente indie-rock con caratteristiche ridotte all'osso: una voce femminile dal timbro in perfetto equilibrio tra consistenza ed espressività e il classico triangolo chitarra, basso e batteria, anch'esso basato su un suono robusto ma mai troppo prorompente e che mostra in ognuno dei tre elementi una buona dose di fantasia e vivacità.
Le canzoni, quindi, godono tutte di un ritmo incalzante e di un alto tasso di adrenalina, trovando nei tre minuti di durata media (nessuna di esse si allontana molto da questa unità di tempo) il perfetto contenitore per scaricare sull'ascoltatore il proprio effetto rigenerante.

Merito senz'altro dell'accennato equilibrio sonoro e vocale, ma il ruolo decisivo per la riuscita del lavoro ce l'ha il songwriting. C'è, infatti, una buona alternanza tra melodie facili e altre più sfuggenti, non solo tra una canzone e l'altra, ma anche all'interno di ogni singolo brano, in modo che ciò che si sta ascoltando non risulti mai scontato e prevedibile. Anche la struttura dei pezzi non è mai la stessa, ma convivono gomito a gomito canzoni lineari, con strofa e ritornello ben definiti ("Margareth", "Startup", "Clock"), e altre dallo sviluppo più fluido e meno legato a un qualche schema ("2+2", "Soft", "City Shower").
Non si creda, comunque, che l'aver diviso le canzoni in due tipologie significhi che quelle dello stesso gruppo si assomiglino troppo: infatti in quelle del primo tipo cambiano sempre l'intensità del suono e della voce, il grado di immediatezza melodica e il modo in cui si passa dalla strofa al ritornello; per quanto riguarda le altre, ogni brano fa storia a sé nel modo in cui sembra esprimere un vero e proprio flusso di coscienza, riuscendo a farlo sempre in modo fresco e dinamico.

Un lavoro, in definitiva, riuscito sotto ogni punto di vista, in grado di emanare importanti vibrazioni positive non già grazie a una bieca riproposizione di soluzioni riciclate, ma bensì alla capacità di mettere perfettamente a fuoco idee di un certo valore.

17/12/2010

Tracklist

  1. 2+2
  2. Margareth
  3. Startup
  4. Clock
  5. Soft
  6. Up & Down
  7. City Shower
  8. Frank A Mistake
  9. We Like Dancing

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