Rose Elinor Dougall, dopo le avventure alla corte del maestro cerimoniere Monster Bobby e delle sue Pipettes, è in cerca di una verginità artistica che dia spessore al suo dream-pop elegante e sottilmente radiofonico.
La cantante inglese recupera il suo nome Rose (sostituendo l'alias Rosay) e sposa le aspirazioni dell’indie-rock con risultati ambigui e raramente ambiziosi.
L’approccio è senz’altro meno futile e più profondo rispetto al passato e i tentativi di sfuggire ai cliché sono evidenti.
L’evoluzione stilistica di Rose Elinor Dougall si intuisce non solo dalle soluzioni musicali ma anche dai testi, più personali e vissuti, il tutto confluisce in alcuni brani di evidente spessore, come i due singoli che ne hanno anticipato l’uscita.
Il primo, “Start/Stop/Synchro”, è un piacevole esempio di dream-pop con inflessioni soul e beat che evolve i toni pop-retrò collaudati con le Pipettes, mentre “Another Version Of Pop Song“ osa soluzioni più effervescenti e coinvolgenti con un grazioso tourbillon di tastiere e archi, archiviando uno dei singoli pop più rimarchevoli dell’anno.
La voce di Elinor si adatta con classe alla nuova veste sonora, le inflessioni folk sono più evidenti, il timbro vocale rimanda gradevolmente a Mary Black e sottolinea con grazia i due episodi più intensi dell’album; la morbida ”May Holiday”, che avvolge l’ascoltatore con tracce di enfasi romantica, mentre la suggestiva “Find Me Out” estrae sonorità armoniche e ritmiche inedite per una malinconica e sofferta storia di abbandono.
Nonostante queste buone intuizioni, “Without Why” resta un album parzialmente riuscito: la tristezza suadente di “Third Attempt“, l’energica sferzata folk-rock di “Come Away With Me“ e la litania ambiziosa di “Watching” stuzzicano e disorientano; Rose Elinor Dougal sembra affascinata dalle nuove suggestioni musicali, ma incapace di reggere per tutto l’album il suo nuovo profilo artistico. Ancora una volta, il ruolo del produttore sembra prendere il sopravvento e Rose resta una buona esecutrice di altrui ambizioni.
Nel tentativo di svecchiare l’immagine della cantante, Lee Baker vira verso una brutta copia degli All About Eve (in “Carry On”) o verso pallide imitazioni degli Smiths (in “To the Sea”), senza ignorare il pop da classifica di “Fallen Over” e spruzzando qua è la un po’ di sonorità alla Sundays/Cardigans: nulla di cui vergognarsi, ma nulla che riesca a convincere del tutto.
Non disdicevole, anzi gradevole e poco invadente, “Without Why” è come una serata tra amici che scorre leggera, ma di cui fatichi a ricordare tutti i presenti; un album non privo di spunti interessanti, la discontinuità della cui scrittura evidenzia tuttavia l’eccesso di rimandi sonori, attenuando la qualità dell’insieme e lasciando in sospeso il giudizio definitivo su Rose Elinor Dougal in attesa di un prossimo capitolo, nella speranza che la sua voce e la sua sensibilità trovino un corredo artistico più valido e originale.
06/11/2010
1. Start/Stop/Synchro
2. Come Away With Me
3. Find Me Out
4. Third Attempt
5. Carry On
6. Another Version of Pop Song
7. Watching
8. To The Sea
9. Fallen Over
10. Goodnight
11. May Holiday