Travels

La Own Records comincia a raccogliere intorno a sé le braci sempre ardenti del suono della malinconia più scarna, del dolore più penetrante. E lo fa con ammirevole capacità: prima ha chiamato a sé Jenn Ghetto, che ha inciso il suo terzo disco presso di loro, poi ha fatto la stessa cosa la band in questione, i Travels. Si tratta di un altro "colpo", che permette a questa interessante etichetta di scritturare un altro outsider di rilievo. Per quanto, in realtà, si tratti di una coppia, formata da Mona Elliott e Anar Badalov - la prima già nei Victory At Sea, il secondo nei Metal Hearts.

In "Robber Of The Run" si realizza un'interessante mistura di delicati duetti ("Burr Song", "Staring Back", "My Funny Valentine", "City Lights"), punteggiati con estro di scorci jazz (le cui fioriture, ora di piano, ora di tromba, rappresentano un'intuizione davvero pregevole nel corso del disco), e squarci più viscerali di slo-rock essenziale ma pregnante ("Fiction", "Friends In Bands", "Smile").
Un dialogo che riprende nel primo caso il sussurro amorevole degli A Weather, mentre nel secondo ci si avvicina alla dolente intensità dei Low più muscolari - il tutto attraversato da brevissimi spunti elettronici, tra Sparklehorse e Matt Elliott ("Burr Song", "Shine").

Croce e delizia di "Robber On The Run" è la durata, sotto i trenta minuti per undici brani. Se da una parte la concentrazione può sembrare un pregio, una scelta di alleggerimento del carico emotivo, presentato con concisione e senza affettazioni, dall'altra è difficile fare proprie composizioni che stentano a lasciare traccia.
Il che non lascia comunque dubbi sulle potenzialità della coppia del Massachussets, ancora ampiamente inespresse: con qualche canzone di maggior spicco (unica vera eccezione è forse l'abbandono di "Warm In Winter") e un approfondimento della ricchezza musicale qui solo suggerita, ci si può aspettare di tutto.

11/06/2010