I livornesi Virginiana Miller (Simone Lenzi, Antonio Bardi, Marco Casini, Daniele Catalucci e Valerio Griselli) suonano rock melodico italiano alla moda, cui apportano via via inflessioni cantautoriali e ricercatezze assortite.
Dal primo “Gelaterie sconsacrate” (1997) spiccano i saggi esistenzialisti di “Dotlingen” e “Altrove”; quindi “Italiamobile” (1999), forse il loro più riuscito, contiene i tocchi elettronici di “Placenta”, il canto altero di “Silenzio ospedale”, la surreale ballata di “Radioamatore”.
Dopo un noioso live acustico (“Salva con nome”, 2002), “Tutta la verità sul tennis” (2003) e “Fuochi fatui d’artificio” (2006) riprendono imperturbabilmente il discorso, apportando poche idee (le intro campionate di “La vita illusa”, “Un’altra vita per Harlock” e “Uri Geller”, il piano di “30” e “Formiche”, l’electro-rock di “Dispetto”, la scenografia folk-jazz di “Onda”).
Non molto cambia in “Il primo lunedì del mondo”, come se la band fosse più che altro interessata a millantare la medesima canzone per un altro tot di volte. Aggiornamenti rilevanti del loro canzoniere provengono dagli stimoli Brassens-iani di “Frequent Flyer”, una sorta di duello tra ottoni e canto sdoppiato, una delle loro chicche da antologia, e in parte dal ticchettio di piano in “Lunedì”. A seguire l’opera annaspa in principesche ninnananne alla Perturbazione.
Aulico menage a troi: testi incancreniti da un vizio romanzesco insistito, piattezza di arrangiamenti, canzoni metà e metà (insicure ma anche rodate), che la band usa come vera e propria matrice guida. Debutto per la sarda Zahr.
29/04/2010