Brunori SAS

Vol. 2 - Poveri Cristi

2011 (Picicca Dischi)
pop

Dario Brunori è tra i giovani cantautori più promettenti in circolazione. Reduce da due intensissimi anni di tour, consensi ottenuti a destra e a manca lungo la penisola, premiazioni eccellenti - l'ottimo "Vol. Uno" è stato eletto miglior esordio del 2009 secondo la giuria del Premio Ciampi - l'irriverente cantastorie cosentino torna a mostrarci quel suo piccolo mondo irto di aneddoti popolari, condizioni precarie e illusioni monetarie. Accantonati in parte i primi impulsi amorosi, la nostalgia di un'adolescenza vissuta spensieratamente nei meravigliosi Ottanta, il Brunori dei "Poveri Cristi" è un uomo diverso, che fa i conti con se stesso, ma soprattutto che cerca di mettere a fuoco con la consueta leggerezza melodica l'instabilità economico-emotiva che attanaglia da tempo immemore la società comune del Belpaese.

A delineare i tratti di questo suo secondo lavoro, è una struttura palesemente più articolata, che non rinuncia comunque a folate liberatorie di stampo gaetaniano ("Rosa") e goliardici siparietti ai limiti del burlesco ("Il suo sorriso", in duetto con Dente). Tuttavia, è una nuova presa di coscienza ad animare le corde del menestrello calabrese, sempre più imprenditore mancato e neo-urlatore italiano. Brunori narra con agghiacciante sarcasmo di storie normali vissute da persone altrettanto normali. È la quotidianità la sua fonte d'ispirazione primaria. I problemi di tutti i giorni vengono strizzati in un secchio e urlati in faccia al mondo, seguendo sempre l'istinto e senza mai affondare nel qualunquismo di turno o nella retorica più scontata. "Il giovane Mario" non riesce così a fare i conti con il suo salario e disintegra tutti i suoi sogni alla slot-machine. È un povero cristo "con quattro bocche da sfamare", che "strappa i giorni al calendario", che "ha giocato troppe volte con la vita" e prova a pagarne i debiti legandosi il collo con una corda al lampadario, "purtroppo" senza fare "i conti col solaio". È solo l'inizio di un appagante susseguirsi di insanabili condizioni e dinamiche grottesche. Brunori fonde allegria e disincanto, gioia e dolore, rabbia e amore. "Una domenica notte" è un'istantanea appena sfocata circa il ripetersi di sensazioni domestiche notturne e deduzioni ottimistiche prive di ragioni.

C'è voglia di abbandonare i propri comodi cuscini rincorrendo mete imprecisate, e allo stesso tempo enfatizzarne la stabilità emotiva con ritrovata lucidità. Al contrario, "Animal Colletti" è una parodia a mo' di Bennato sul suicidio e sul vittimismo diffuso. Stesso dicasi di "Tre capelli sul comò", in cui è l'amore perduto a dar forza a questa veemente autocommiserazione. È un raggio di sole "aggrappato a un angolo di cielo", invece, a tener vivo l'ottimismo dei poveri cristi, l'unica luna "fra milioni di stelle", palesata in un trotto acustico leggiadro e sbarazzino in scia carosello. La commovente "Bruno mio dove sei" è l'omaggio sentito a un padre che non c'è più. Brunori versa lacrime inchinato sulle proprie radici e con un rosario consumato tra le mani. La famiglia e il rispetto per le cose semplici sono eretti a lumi salvifici.

In "Poveri Cristi" sono la forza della sintesi, la centralità delle parole e l'immediatezza delle melodie a recar conforto e a stendere qualsiasi forma di pregiudizio circa un'ipotetica estinzione della cosiddetta "buona musica leggera" italiana. C'è voglia di vivere e rinascere, nonostante tutto. C'è una nazione intera pronta a cantare a squarciagola e urlare al mondo la propria umana condizione, il proprio disappunto, la propria indignazione, l'orgoglio di una vita difficile ma ricca di piccole gioie quotidiane e valori mai spenti. "Poveri Cristi" incarna il trionfo implicito di un'italianità verace e sincera. Viva l'Italia, viva Brunori!

01/06/2011

Tracklist

  1. Il giovane Mario
  2. Lei, lui, Firenze
  3. Rosa
  4. Una domenica notte
  5. Il suo sorriso (con Dente)
  6. La mosca
  7. Bruno mio dove sei
  8. Animal colletti (con Dimartino)
  9. Tre capelli sul comò
  10. Fra milioni di stelle

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