Cave Singers

No Witch

2011 (Jagjaguwar)
folk-rock, alt-country

Freschi freschi di firma con la Jagjaguwar, i  Cave Singers sono un trio di Seattle, capitanato da Derek Fudesco, già membro dei Pretty Girls Make Graves. Un'avventura del tutto nuova, non solo per l'entrata nella scena folk, ma anche perchè di quest'ultima band era bassista, mentre nei Cave Singers prenderà in mano la chitarra.
Con "No Witch" arrivano al terzo disco e, dopo una precedente collaborazione con Colin Stewart (non solo i precedenti PGMG, ma anche Black Mountain nel suo curriculum) come produttore, calano qui la carta Randall Dunn (Boris, Sunn O))), Earth).

Ci si attenderebbe, con queste premesse, ben altra personalità, qualche suggestione perlomeno vagamente disturbante, se non canzoni convincenti. Invece "No Witch" raccoglie diverse idee, dal blues di "Black Leaf" all'esotismo orientale di "Outer Realms", frullandole con superficialità e dando l'impressione di uno spreco di forze.
Le tirate di alt-country ruspante, come l'iniziale "Gifts And The Raft" e in "Haystacks", hanno dalla loro una certa ansia giovanile, ma dal punto di vista dell'ispirazione melodica paiono una versione sgonfia dei Fleetwood Mac. Poca inventiva anche negli arrangiamenti di chitarra, che in genere offrono il minimo sindacale di hammer on telefonati ("Falls") e arpeggi iterati per canzoni intere senza soluzione di continuità ("All Land Crabs And Divinity"). Presto ci si trova a pensare: "Ridateci i Two Gallants!"
Nel disco dei Cave Singers prevale sì un approccio punk-rock, quindi arrangiamenti minimali, tracce corte e dritte al punto ma, in assenza di canzoni, il destino è segnato (anche se, a dirla tutta, qualcosa di interessante c'è: "Clever Creatures").

Ben poca la freschezza, insomma: si può benissimo confrontare quest'uscita a certa produzione all'ingrosso, cui l'Americana odierna spesso si affida, quasi, sembra, per dare l'impressione di un'elevata frequenza di produzione, in una sorta di "bolla musicale" speculativa, come se certa parte del mondo musicale fosse come un Ryan Adams, che cerca di coprire la mancanza di ispirazione con una sovraproduzione.
Stupisce che anche un'etichetta di rilievo come la Jagjaguwar si presti a questo tipo di politica, anche se i Cave Singers devono forse alla loro reputazione dal vivo, più che alla loro abilità di compositori, la loro così alta considerazione in patria. Ormai un aspetto fondamentale dell'appeal di una band: cosa che non può, però, non far riflettere...

24/01/2011

Tracklist

1. Gifts and the Raft
2. Swim Club
3. Black Leaf
4. Falls
5. Outer Realms
6. Haller Lake
7. All Land Crabs and Divinity Ghosts
8. Clever Creatures
9. Haystacks
10. Distant Sures
11. Faze Wave
12. No Prosecution If We Bail

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