Insomma, la solfa ipnagogica continua. Ecco a voi Lee Noble, californiano armato di buona volontà ma, come per la stragrande maggioranza dei mestieranti di area hypna, davvero poco creativo con la materia sintetico-onirico-ambientale attraverso la quale cerca di esprimersi. "No Becoming" continua la sua saga, tra quadretti analogici d’antan (“Cop Show”, “Emotive Cloak”), freakerie scassate che-tanto-la-critica-abbocca-e-parte-col-pistolotto (“Fantasy Hair”), indolenze/sonnolenze lo-fi folk (“Doesn’t Matter What’s Right”) e abissi di memorie (“Laced”). Questa voglia di giocare con scarti del passato, di trasfigurare senza fine la memoria, di rendere in musica quel confine labilissimo tra sogno e realtà… continua a produrre pseudo-artisti. E dischi insulsi.
23/05/2011