Richard Buckner

Our Blood

2011 (Merge)
songwriter, alt-country

Prima di Bon Iver, di Sean Rowe e di tutti i cantautori che vorrebbero evocare l'ascetismo emotivo delle proprie composizioni con le vibrazioni metalliche di una chitarra, c'era lui. Non è un caso, infatti, se Justin Vernon cita Richard Buckner tra i suoi più grandi ispiratori. Con gli anni - a quattordici anni di distanza dal suo grande secondo disco, "Devotion + Doubt" - il cantautore di Brooklyn si è fatto decisamente più oscuro, sempre meno country e più "alt-", al contrario delle aspettative per un artista che ha ormai raggiunto la maturità, ma ancora porta i segni della sua musica emozionale e rimuginante, scarna e potente.
Un processo che potrebbe in realtà confessare uno scadimento nella sostanza, una rinuncia alla ricerca della canzone in favore di un orgoglioso ritiro del tutto autoreferenziale.

In questo "Our Blood", secondo disco in uscita per la Merge, Buckner trova invece un sottile equilibrio espressivo tra il suo cantautorato fortemente intenso - assai meno laconico di quanto vorrebbero far credere i titoli delle tracce - e le suggestioni più oscure di paesaggi sintetici, che sembrano aggiungere elettricità statica ai presagi di tempesta di pezzi come "Collusion". Un solido fascino southern gothic pervade poi le note di questo lavoro, a partire dall'iniziale "Traitor", tra DEE e Wooden Wand.

You sold what you'd saved,
woke where you'd lie
and said what they wouldn't say to the shadows in the night
left in your place
and still lashing out,
coming to life to make you finally live it down

Prova del suo smanioso istinto cantautorale è data poi da "Witness", in cui il Nostro mostra come donare uno straniante languore espressivo a una pasta sonora mirabilmente amalgamata, dallo strumming corposamente effettato alle misurate incursioni di tastiera e lead guitar. La grande sensibilità nel "disegno" musicale di Buckner è poi esemplificata nel racconto di fuga di "Escape", un ansioso impasse che si dispiega progressivamente in uno sfarfallìo d'acustica.

Le mire "paesaggistiche" di Buckner si mostrano nella bella "Ponder", in bilico tra uno scenario post-apocalittico, per metà neo-folk e per l'altra post-rock, e un delicato, notturno bozzetto naturale di synth badalamentiani e sparute note di xilofono. Le suggestioni si rinfocolano poi in "Thief", nella quale echi sintetici sorreggono il rituale interiore del cantautore americano, allucinato sciamano della memoria.
Dolce e crudele insieme, insomma, questo "Our Blood": in Richard Buckner c'è ancora molto da domare.

01/08/2011

Tracklist

1. Traitor
2. Escape
3. Thief
4. Collusion
5. Ponder
6. Witness
7. Confession
8. Hindsight
9. Gang

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