Sandro Perri

Impossible Spaces

2011 (Constellation)
art-pop

Trovatore metafisico e maestro elusivo di eteronimi, Sandro Perri può vantare un'attività che tra fortune altalenanti procede ormai da dieci anni. Canadese di Toronto (il marchio Constellation non mente affatto), ma anche del tutto evidentemente italiano di origini, il nostro ha moltiplicato nel tempo il fittissimo albero genealogico dei propri progetti attraverso innesti progressivi e ramificazioni frondose (Polmo Polpo, forse la più nota, al confine di elettronica colta e suoni concreti, ma anche Glissandro 70, Dot Wiggin e così via), sempre all'insegna di un approccio apolide e poliglotta, che ha fatto del superamento di identità e frontiere culturali una sottilissima arte (ri)compositiva.
"Impossible Spaces", costato al suo autore quattro lunghi anni di ricerca, rilancia e radicalizza, senza mai perdere un'oncia del proprio candore, il meticciato e la "creolizzazione" di forme e tonalità già sperimentate, con risultati spesso eccelsi, nel precedente "Tiny Mirrors".

Perri ha radunato per l'occasione un vero e proprio ensemble space-jazz-pop per vaticini da camera, equipaggiato a dovere con ance, synth e percussioni. Si sgranchisce l'inaugurale "Changes" (mai titolo fu più azzeccato) e subito il velluto di comode  poltroncine imbottite diventa legno scricchiolante in viaggio verso baie lontane: siamo in una palafitta sospesa sulle acque melmose del tempo, osserviamo con sgomento la nostra fisionomia scomporsi e ridisegnarsi a ogni nuovo riflesso increspato.
L'incantesimo si articola così in sette poemetti sontuosi, nei quali il capriccio bizantino non sfugge mai al rigore plastico della forma. Perri è, a ben vedere, in comunicazione costante con gli stregoni della psichedelia inglese più stralunata, quella, per intenderci, degli Ayers e dei Wyatt migliori - si ascolti con attenzione il dittico-capolavoro "Futureactive Kid (Part 1 & 2)" - ma soprattutto con le iperboli del verbo buckleyano, quello compreso, a voler periodizzare con un'accetta grossolana, tra "Happy Sad" e "Starsailor" (i dieci minuti di "Wolfman" ben lo dimostrano).

Su tutto, Perri fa roteare geometrie di suono plasmabile e pluridimensionale, condito a dovere con aromi coloniali degni di una Penguin Café Orchestra ("Love & Light"), e tocchi piacevolmente sparsi di colore tropicalista, in odore di Os Mutantes (la finale "Impossible Spaces").
La danza degli spazi impossibili diventa così un samba dolce e prezioso.

06/11/2011

Tracklist

  1. Changes
  2. Love & Light
  3. How Will I?
  4. Futureactive Kid (Part 1)
  5. Futureactive Kid (Part 2)
  6. Wolfman
  7. Impossible Spaces

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