Nel 2008 i Sic Alps avevano doppiato quel capolavoro di sfascio molesto rappresentato da "Pleasures And Treasures" con il più addomesticato "
U.S. EZ", che lasciava nemmeno troppo velatamente intuire tentazioni indie. La transizione verso quelle lande arriva a compimento con questo "Napa Asylum". Niente paura però, non tutto il male viene per nuocere. Anzi, fermo restando il senso di scazzo che seguita a comunicare questa musica e la bella distorsione acida che continua a sfigurare ogni maledettissimo pezzo, l'attenzione per una produzione maggiormente accurata fa emergere il lato più melodico della band.
Ne viene fuori un garage agreste che arriva all'ingresso dell'ospedale psichiatrico senza mai varcarne la soglia. Forse i Sic Alps si sono redenti, o al contrario il loro cervello è così bruciato da funzionare in regime di fuorigiri. Fatto sta che l'aggressività del passato ha definitivamente lasciato il passo ad una psichedelia indolente per quanto sottilmente disturbante. Ne sono prova praticamente tutti i pezzi, ma in particolare alcune ballate come "Nathan Livingston Maddox", che è Alexander "Skip" Speance ancor più di Alexander "Skip" Speance, o ancora "Wake Up, It's Over", praticamente
Syd Barrett che suona nello scantinato di casa mia. Niente, i Sic Alps, non ci provano nemmeno. Il loro suono è così genuinamente retrò che fa quasi tenerezza, se non fosse a tratti delirante, come nell'energica "The First White Man To Touch California Soil".
A differenziarli da altre formazioni consimili è una scrittura nettamente al di sopra della media. "Cement Surfboard", "Do You Want To Give $$", "Meter Man", ad esempio, sono autentiche perle di irresistibile pop psichedelico come non se ne sentiva da tempo. Che altro dire? Grandi. Il gruppo che ogni amante del garage più retrò dovrebbe ascoltare almeno una volta nella vita. E anche chi pensa che i
Soft Moon siano peggio della gonorrea.
18/01/2011