Superfly

Mind Travel

2011 (Warner)
j-pop, soul, garage rock

Anche a non conoscere il resto della discografia del duo giapponese, basta osservare la copertina scelta per il loro terzo album, ma anche cercare di ricordarsi dov'è che si era già sentito il termine "Superfly" (Curtis Mayfield anyone?), per intuire quali siano le coordinate stilistiche adottate. E la formidabile coppia non tradisce in alcun modo le aspettative.
Nell'arco di un solo quadriennio dal debutto, Shiho Ochi (voce e pianoforte) e Koichi Tabo (chitarra e composizioni) hanno esplorato in lungo e in largo il caleidoscopico panorama musicale a cavallo tra anni 60 e 70, traendone un'infinità di suggestioni che ha permesso loro di coniare una formula espressiva sì revivalista, eppure fresca e attualissima, in netta antitesi rispetto all'esasperante idol-centrismo degli ultimi anni. L'unicità, almeno a livello nazionale, della loro proposta, ha permesso quindi loro di assurgere a una considerevole fama in brevissimo tempo, perfezionando uno stile già solido in partenza, che ha visto raggiungere con "Box Emotions", nel 2009, vette di assoluta capacità compositiva.

Il plebiscito, sia di critica che di pubblico, che è conseguito alla pubblicazione del succitato disco, poneva i due di fronte al ben noto bivio di tutti quegli artisti arrivati al third difficult album: proseguire su solchi già abbondantemente tracciati, oppure rischiare la carta del rinnovamento? Piuttosto che rispondere in maniera univoca, l'ultima fatica dei Superfly preferisce imboccare una strada intermedia, mettendo in gioco tutta una nuova serie di elementi, che tengono conto però delle esperienze in precedenza affrontate.
In questo modo, le potenti staffilate garage-rock che avevano caratterizzato l'esordio si ripresentano con ribadita energia, affacciandosi in territori più vicini al punk nell'appiccicosa "Beep!", svelando pieghe più jazzy in "Tamashii revolution", finendo con l'ipotizzare addirittura quale sarebbe stata l'estetica sonora adottata dai figli dei fiori del ventunesimo secolo nella trascinante "Free Planet", con tanto di attacco alla Jefferson Airplane a ribadire il concetto.

L'immaginario incentrato attorno alla Summer Of Love, al festival di Woodstock (al quarantennale del quale la band ha presenziato, con tanto di commossa interpretazione di "Piece Of My Heart" da parte della Ochi) e alle infatuazioni psichedeliche costituisce sicuramente il punto di partenza preferenziale, ma non esclusivo. Il soul dei maestri Mayfield e Wonder non appare come una lontana ispirazione, ma diventa tessuto essenziale di alcuni dei punti più alti dell'album.
"Secret Garden", con quella delicata filigrana che la accomuna alla più recente Joan As Police Woman, racconta di intime confessioni con un cantato viscerale e genuino, lontanissimo dagli abusati stilemi urban tanto in voga nel pop giapponese degli ultimi anni. "Eyes On Me", nella sua struggente melancolia, ne rappresenta invece la controparte più riflessiva e intima, non scevra comunque da una vibrante fermezza, segno dell'indole vitale della cantante.

Ed è questa vitalità, questo fervido entusiasmo che permette ai due di trascendere le influenze più o meno dichiarate e non proporsi come l'ennesimo revival-act usa e getta. La loro rilettura non si traduce in una sterile fotocopia di un passato oramai inafferrabile, tenta anzi di coniugare il melodismo sillabico e segmentato tipico della loro lingua alle strutture più libere della canzone occidentale, dando adito a risultati di rara brillantezza.
Laddove il febbrile mezzo soprano di Shiho Ochi lascia lo spazio a esecuzioni più vellutate e avvolgenti, come nella più acustica "Morris", accorato ricordo del padre recentemente venuto a mancare, la si può ascoltare ergersi all'intramontabile lirica di poetesse folk come Vashti Bunyan o Sandy Denny. Qualora invece assecondi le sue tendenze da consumata frontwoman, eccola, con tanto di trama orchestrale a supportarla, giocare la carta del rock sinfonico in "Deep-sea Fish Orchestra", cavalcando con atteggiamento beffardo il rabbioso impeto degli archi e della chitarra elettrica, i quali nella loro opulenza svelano comunque una linearità insperata.

Sincerità e songwriting di alto livello: sono "semplicemente" questi due gli ingredienti di una delle realtà più eccitanti del j-pop contemporaneo. Abili manipolatori delle più eterogenee espressioni vintage, costruttori di un linguaggio peculiare come da tempo non se ne sentiva, i Superfly sono diventati nel volgere di così poco tempo un classico. La strada verso nuove, appetitose contaminazioni è spianata davanti a loro.


 

21/11/2011

Tracklist

  1. Rollin' Days
  2. Beep!!
  3. Fly To The Moon
  4. Tamashii Revolution (Extended Ver.)
  5. Eyes On Me
  6. Deep-sea Fish Orchestra
  7. Secret Garden
  8. Sunshine Sunshine
  9. Morris
  10. Wildflower
  11. Free Planet
  12. Akumu To Rock'n'Roll
  13. Only You
  14. Ah

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