"Cape Dory". Ovvero il racconto del lungo,
amoroso e spensierato viaggio di una coppia
lungo la East Coast, a bordo di una vecchia barca a vela, una Cape Dory
per l'appunto.
Nasce così il debutto dei coniugi
Patrick Riley e Alaina
Moore, meglio conosciuti come Tennis. Il risultato è l'ulteriore aggiornamento di
un'onda revivalista, che pesca nei
sempre floridi anni 60 (tutto ciò che è surf-pop)
ma anche nei girl-group degli anni Cinquanta. Melodie in bianco e
nero, suggestioni marine in dieci cartoline, semplicità quasi impertinente, figlia di un romanticismo che rima con ingenuità. Mare e sole sempre sullo
sfondo ed ennesima summa di tutto ciò che è vintage ma anche delle tendenze indie-recenti
(riverberi malinconici indie-pop misti a effervescenze surf-pop, e un senso di
leggerezza racchiuso in canzonette spesso sotto i tre minuti). Così che risulta
possibile collocare i Tennis sullo stesso piano (pur con una minore
personalità) delle varie Best Coast, Dum Dum Girls,
Pipettes e
così via, fino alle atmosfere dreamy
dei Beach House.
"Cape Dory" pullula di motivetti facili e
appiccicosi (ma a volte fin troppo leggeri), evocativi di sensazioni
fanciullesche e di un'estate da tutti sempre attesa. Ed ecco quindi i balli in
spiaggia sul groove simil-twist
dell'iniziale "Take Me Somewhere", o sulle incantate e sdolcinate filastrocche
ricche di coretti sguaiati di "Long Boat Pass" e "Marathon". Si ancheggia sul fuzz lo-fi di pezzi come la title track e "Baltimore",
fino ai "lenti" di ballate malinconiche (ma forse un po' stucchevoli) come
"Pigeon". Ci si addormenta infine leggiadri sui docili e liquidi arpeggi dreamy (eccoli i Beach House) di "Bimini
Bay" e della conclusiva "Waterbirds".
Inutile utilizzare la parola derivativo con
dischi come questi (dato che è proprio sul revival che si basano), tuttavia
avrebbe certamente giovato a questi simpatici Tennis un lavoro più personale e
incisivo, oltre che un pochino meno ripetitivo. Il risultato è comunque
apprezzabile e gradevole in più punti. Anche perché una mezz'ora di romanticismo,
sbarazzino o sonnacchioso che sia, non fa mai male.
22/01/2011