Amor Fou

Cento giorni da oggi

2012 (Universal)
electro-pop, alt-rock, songwriting

La storia di Alessandro Raina è come un romanzo meraviglioso. Un giornalista musicale che intervistando i propri miti (i musicisti) arriva col tempo a svolgere il loro stesso mestiere indossando le vesti del protagonista. La svolta avviene attraverso i Giardini di Mirò, così colpiti dal ragazzo e dalle sue qualità da decidere di integrarlo nella band.
Ma Alessandro va ancora più veloce degli eventi, e tempo un paio d'anni si ritrova a dirigere il percorso degli Amor Fou e a divagare in ricercati side project (Noorda, Casador), affermandosi presto come uno dei più sensibili songwriter della sua generazione.

Dopo le mille copie de "La stagione del cannibale" e le cinquemila de "I moralisti" (con dentro la bellissima "Depedis", tuttora di agghiacciante attualità), gli Amor Fou giungono nel 2012 al terzo album, proverbialmente ritenuto quello della verità. La scrittura di Raina si mantiene su livelli importanti, riprendendo quel classicismo modernista (e quell'estetica) tanto caro a un altro fenomenale autore dei nostri tempi: Francesco Bianconi.
Il suo approccio, finora più riflessivo e meno disposto a sforare nel ritornello facile e iper-arrangiato, oggi si modifica radicalmente divenendo fautore di un electro-pop godibile e canticchiabile.

Alessandro ha probabilmente composto parte del materiale contenuto in "Cento giorni da oggi" durante un recente viaggio in Africa, anche se dal punto di vista testuale possiamo trovare qualche riferimento al continente nero giusto fra le pieghe di "Alì" (primo singolo estratto con corredo di voyeristico videoclip) e nella conclusiva "Tigri". Non si scorgono invece influenze musicali esotiche, anche se in qualche ritornello afro-beat il Mali fa timidamente capolino.
Semmai, quelle settimane trascorse a stretto contatto con i ritmi dilatati e le palesi difficoltà di alcuni popoli del sud del mondo gli hanno consentito di raccogliere con tutta calma riflessioni autorali sullo stato sociale e personale dei trentenni di oggi, vittime e artefici della straripante diffusione dei social network. Facebook e Twitter oggi possono essere non solo mezzi per sentirsi tutti più amici, ma anche motori proattivi di grandi e piccole insurrezioni ("La primavera araba") o rapidi diffusori di informazioni e stili di vita ("I volantini di Scientology"). Rientrato in Italia, Raina ha elaborato le proprie idee con il resto della truppa: Leziero Rescigno, Giuliano Dottori e Paolo Perego.

Il risultato finale è intriso di elettronica (un mezzo ritorno verso l'atteggiamento degli esordi, visto che "I moralisti" aveva un aspetto molto più analogico) pur lasciando aperta la porta a evidenti influenze della scena indie del nuovo millennio: sicuramente i signori hanno mandato a memoria almeno la discografia degli Arcade Fire (e non solo), come ben dimostrato nell'incipit de "Gli zombie nel video di Thriller". È pop d'autore, che arriva proprio quando tutti si aspettavano dagli Amor Fou una dimensione sempre più seriosa e introversa, ed è proprio tale imprevista evoluzione che sorprende, stordisce e, alla fine, convince.
Perché sentirsi costretti a recitare la parte dell'imbronciato a vita, quando c'è un universo magicamente solare (almeno nel sound) che si può tirare fuori?

Se dovessi consigliare un brano da cui partire, sarebbe inevitabilmente "Vero", ovvero Beach House con un testo sms-style che più Verdena non si potrebbe: senza farsi traviare dall'antropofagia e dal fatto che si parla di giovani e droghe (il punto di riferimento è sempre dalle parti di Montepulciano...), si palesa come un pezzo dream/shoegaze assolutamente riuscito, con tanto di chiusura strumentale in odore di Deerhunter. Un brano di cui poter andare fieri, vero Alex?
Ancor più Baustelle (ma lo scrivo come un complimento, sia chiaro!) si dimostra "Goodbye Lenin": potrebbe musicalmente essere su un disco dell'eroina pop Kylie Minogue, ma allo stesso tempo strizza l'occhio al moderno cantautorato di casa nostra (non so perché ma mi viene in mente anche qualche accostamento con Max Gazzè). Anche "Una vita violenta" non si discosta molto da certi aromi, con annessa citazione di Nico Fidenco ("Ti voglio cullare, cullare") e riferimenti a platani, mercato e Malavita.
"Le guerre umanitarie" si approssima più ai Tiromancino, ma finalmente mette sul piatto chitarre più aggressive, che raggiungono l'apice nel pugno in faccia di "Radiante", influenzato dalla presenza di Alessandro Baronciani degli Altro.

Gli Amor Fou oggi propongono un pop (in apparenza) sbarazzino che punta in alto, che si pone l'obiettivo di allargare notevolmente la cerchia dei sostenitori del quartetto milanese. Dentro ci sono ritornelli che canterete per tutta l'estate, con contenuti che lo fanno sembrare un "Sussidiario illustrato della giovinezza" dodici anni dopo, con quei protagonisti divenuti inevitabilmente trentenni, più o meno disillusi, ma ancora non arresi, ancora fortemente vitali, con dentro tanta voglia di cambiare il mondo e un po' anche la propria esistenza.
Fra igienisti dentali, imperatori, web-dipendenti, precari, figli di precari, post adolescenti inquieti, "Cento giorni da oggi" è esattamente il disco che in molti oggi avrebbero voluto ascoltare, e a due passi dall'estate il successo sarà tanto inevitabile quanto strameritato.

18/05/2012

Tracklist

  1. Gli zombie nel video di Thriller
  2. Alì
  3. Goodbye Lenin
  4. Vero
  5. Una vita violenta
  6. I 400 colpi
  7. La primavera araba
  8. Padre davvero
  9. Le guerre umanitarie
  10. I volantini di Scientology
  11. Forse Italia
  12. Radiante
  13. Tigri (The Song)