Anita

La misteriosa produttrice elvetica Anita debutta con l'altrettanto misterioso "Hippocamping". "Tangora" esemplifica la sua arte di creazioni, o meglio creature aliene che da registri mostruosi dati da morsi e distorsioni passano a hip-hop vellutato. Anche "Chat Du Nord" impiega un organo drogato, synth polifonico e glitch: tre ere elettroniche in un unico ammasso di black music informe. La staffetta "Comatule"-"Endewoche" è un nuovo quaderno di appunti (carillon, rombi allucinati) su base hip-hop.

Mai stabile, il disco trova in "Torso Nudo" una sorta di compromesso non-armonico, conteso com'è tra le tempeste analogiche tipiche degli Add N To X, e cacofonie di campionatore, strappi, cut-up, usati a mo' di amplificatori dei fatui toni gotici che lo pervadono. Così "Filorganico" è il numero più esoterico e arcano; dondolio di bonghi, organetto da strega, bolle elettroniche: mancherebbero solo le vocette nasali dei Residents. Sempre più sconsolata, la parata termina in solitudine con uno pseudo-preludio per piano osteggiato da loop minacciosi ("L'ultimo yogurt").

Operetta perversa - senza canto né voci - che abbisogna di poco, anche oggetti trovati (specie metallici), per esplorare molto ma senza cadere nell'artificiosità. Purtroppo non ci sono nemmeno traiettorie e dimensioni (forse nemmeno un vero scopo?) e raramente un groove acquista fisionomia per più di venti secondi, però che suoni, che resa fonografica in questi bozzetti alla rinfusa. Chi si accontenta (è uno dei dischi meno venduti del 2012...) gode.
Disponibile solo in vinile con copertina "silkscreen" (cioè in tela) serigrafata dalla grafica Sofy Maladie.

04/09/2012