Borko

Born To Be Free

2012 (Kimi)
pop

La foto raffigurata sul supporto fisico del cd in questione molto rassomiglia alla veste grafica del disco degli Aqualung, “Still Life”, del 2003. La similitudine potrebbe non essere solo grafica, ma anche esistenziale, tra la band di Matt Hales e quella di Björn Borko Kristjánsson (per gli amici, semplicemente Borko). Tanto infatti l'inglese è un culto assoluto in patria, tanto l'islandese lo è a casa sua. Entrambi, però, non hanno mai avuto troppo risalto sulla stampa specializzata europea e americana. Peccato, vorremmo aggiungere. Peccato perché ci eravamo lasciati a malincuore con Björn che esternava fiabesco del suo cuore spezzato, ma anche della sua speranza per il futuro e per una vita migliore, mai iniziata, con le otto canzoni di “Celebrating Life” (2008, Morr Music), scisse tra elettronica in stile Lali Puna, esternazioni synth-pop vicine ai penultimi Radiohead e poi ancora Sigur Ròs, Mùm e un pizzico di sound picaresco come per i Decemberists. Otto canzoni che ci avevano accompagnati piacevolmente durante quell'anno e che erano entrate di diritto nella nostra personale classifica degli artisti da tenere sott'occhio.

Sono passati quattro anni. Pochi per qualcuno. Un'eternità per altri. Ma il cuore di Borko, dietro i suoi occhialoni spessi da pentapartito e la sua folta barba da hipster-per-sbaglio, non ha smesso di cercare di essere ottimista. Copertina più scura, questa volta, sguardo a mezza via tra Robert Wyatt da giovane e John Balance da vecchio, eppure quel titolo, “Born To Be Free”, che sembra voler giocare per contrasti con un'iconografia che potremmo definire “dark”. Mettiamo il cd e ci accorgiamo, fin dai titoli, che il passato non è affatto finito in un angolo del nulla, in un cerchio chiuso e lasciato lì. E queste nove nuove canzoni (ma perché ostinarsi a fare i dischi di diciotto tracce, quando nella metà ci può essere spazio per tutto?), che si aprono proprio con la title track, parlano di un ritorno alla vita. Vita che splende nella successiva “Hold Me Now”, una traccia che meriterebbe di essere passata tutte le mattine in tutte le radio del mondo. Così, per rilassare e dare fiducia nella giornata appena iniziata a chi si è appena alzato. Titoli come “Waking Up To Be” e “Sing To The World” non lasciano poi molto spazio all'immaginazione.

Il sound è sempre adagiato su suoni delicati, con le intuizioni di Borko che ci lanciano input, immagini per la mente, cantando e sussurrando di nuovi sentimenti che sbocciano (come nell'eterea e primaverile - nel senso vivaldiano del termine - “Bodies”), o di paure ancestrali (come nella bellissima “Abandoned In The Valley Of Knives”), della fiducia che torna a risplendere ariosa (“Two Lights”) e la resa incondizionata a una "vita" vissuta fino in fondo (“The Final Round”), anche se con echi di Badalamenti in "Twin Peaks". Non c'è una piega di questo “Born To Be Free” che non faccia presagire un lieto fine nella storia di ciascuno di noi. Ed è infinitamente bello, ogni tanto, concedersi una pausa fiduciosa in un continuo pout-pourri di sfighe varie ed eventuali.
Borko, fotografato nel libretto interno come in una foto segnaletica, non accenna un sorriso di speranza che sia mezzo, ma l'ironia della sua musica è anch'essa un'ironia inclinata. Consapevole di tagliare e accarezzare contemporaneamente l'animo di chi l'ascolta. Perché conscia di non appartenere a questo mondo malandato.

03/11/2012

Tracklist

  1. Born To Be Free
  2. Hold Me Now
  3. Abandoned in the Valley of Knives
  4. Two Lights
  5. Walking Up To Be
  6. Bodies
  7. The Final Round
  8. Yonder
  9. Sing To The World

 

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