Bright Light Bright Light

Make Me Believe In Hope

2012 (The Blue Team / Aztec Records)
dance-pop

For love is strange and uncontrolled, it can happen to anyone.
There's more to love than boy meets girl
(Jimmy Somerville, The Communards, 1987)
Si può trovare l'amore in discoteca? Sarà capitato anche a voi, specie negli anni dell'adolescenza, di approfittare di un ritornello trascinante, di un beat contagioso che proprio non riesce a farci  stare fermi e dell'atmosfera propizia per tentare un approccio: chissà, magari eri proprio tu il più impacciato della tua compagnia, quello che cercava di attaccar bottone con la ragazza che aveva adocchiato sin dal primo momento e, col battito del cuore a mille, partiva da un banale "Come ti chiami? Ma ti ho già visto da qualche parte, mi ricordi qualcuno...". Mentre cercavi di convincerla a bere qualcosa insieme, arrivava quel tuo amico che la sapeva lunga, che a quindici anni già ti raccontava di aver avuto chissà quali esperienze incredibili e, senza nemmeno sforzarsi troppo, con un semplice sguardo, sicuro del proprio magnetismo... zac, le si avvicinava e la portava con sé nel bel mezzo della pista mentre tu, incapace come al tuo solito di cogliere l'attimo, eri troppo impegnato a organizzarti nella mente le parole che, ovviamente, non saresti mai riuscito a dirle. Ma poi chissà, pensi: sarebbe stato amore o un semplice gioco, duraturo tanto quanto un'abbronzatura quando, finite le vacanze, si torna a casa sui libri?

Se a volte è il Dj che, "suonando" dalla sua consolle il disco giusto nel momento giusto, gioca con perfidia a fare il cupido della situazione, in altrettante situazioni può essere proprio lui quello trafitto dall'inesorabile freccia che qualcuno in sala ha sottratto al suo arco. Ne sa qualcosa il giovane Rod Thomas, gallese di nascita ma di base a Londra che, dopo due anni di paziente gestazione e una presenza sempre più importante come maestro di cerimonia in ben due eventi della capitale inglese - l'Another Night, con serate all'insegna del dance-pop degli anni Novanta (quella che ci teneva compagnia, quando ascoltavamo col nostro Walkman le compilation mixate su cassetta che ora teniamo ben custodite, possibilmente lontane dagli occhi indiscreti) e il Comfortable Shoes, un interessante esperimento di gay indie-disco portato avanti con Jen Long di Radio 1 (nel programma c'è di tutto, dagli Smiths ai Justice, dai Foals ai Dandy Warhols fino ai Killers e ai Devo). Rod si è avvicinato molto presto alla musica, consumando ingordo la collezione di dischi dei genitori e iniziando a suonare come busker: più tardi arrivano i primi provini, alcune canzoni incise col proprio nome e cognome e, nei tempi più recenti, la decisione di presentarsi al pubblico con un moniker singolare, Bright Light Bright Light, preso in prestito dai Gremlins. Arrivano dei mash-up indovinati, in cui mescola le proprie creazioni con hit della fine degli anni Ottanta e, soprattutto, della prima metà del decennio successivo, e dei remix per Ellie Goulding, Kelis, Darren Hayes ("Stupid Mistake") e il nuovo re delle classifiche Gotye ("Somebody That I Used To Know"). Inizia poi a lavorare con Jon Shave (Jessie J, Girls Aloud), Boom Bip e Andy Chatterley (Kylie Minogue), ottiene la "benedizione" di Popjustice e l'apprezzamento (vedremo poi quanto sarà ingombrante) da parte di Sir Elton John. Decisamente una partenza niente male per una carriera nel music business.

Le canzoni di questo primo album, "Make Me Believe In Hope", ci aiutano a riconciliarci con l'adolescente che siamo stati, grazie alla riproposizione di ritmi sincopati, di arpeggi pianistici house saltellanti e di quel connubio che vent'anni fa amalgamava con sapienza melodie spudoratamente pop e le più ricercate tendenze della club culture. La macchina del tempo è pronta per partire, visto che oltre al compact disc, al download digitale e all'ormai immancabile edizione in vinile c'è anche la possibilità di acquistare la versione su cassetta. Sì, proprio su una compact cassette arancione, un colore che ricorda tanto la celebre serie Orizzonte quanto la stravagante e originale custodia della prima edizione di "Very" dei Pet Shop Boys. La dance music che Bright Light Bright Light va a rispolverare per l'occasione è quella di Crystal Waters, degli Inner City, dei C+C Music Factory, dei Saint Etienne più ballabili e degli Abc di "Abracadabra", quelli vestiti a festa dai Black Box: una proposta tutt'altro che scontata o cafona, in poche parole, e se Thomas si concede qualche capriccio squisitamente camp (le immagini del libretto e alcuni videoclip già realizzati ci forniscono più di un indizio sul personaggio che conosceremo) lo fa senza mai esagerare.
Non è semplice lasciare che il messaggio in bottiglia arrivi esattamente alla destinazione che si ha in mente senza escludere tutti gli altri che ci ascoltano, ma Rod Thomas ci riesce con successo - questo perché il disco è una raccolta di storie d'amore e di riflessioni sulla passione, sul feeling, sulla ricerca di qualcosa che sia possibilmente più concreto di un sogno e più duraturo di una one night stand, e non per ultimo su come e perché non riusciamo sempre a far accadere le cose esattamente come le vorremmo. Il cantante che tenta di sedurci, nei quaranta minuti di "Make Me Believe In Hope", racconta delle proprie relazioni e di quelle degli amici narrate secondo il suo punto di vista, ci rende partecipi dei suoi dubbi, della propria gioia di vivere e della propria rabbia quando qualcosa non funziona nel dialogo tra lui e il suo partner, e lo fa senza invitarci al disvelamento - le canzoni sono schiette, limpide come lo è l'inequivocabile dichiarazione d'amore a cuore aperto di "Love Part II": "Do what you want with me, let everybody see that I'm in love again". Se è vero che la musica è un tuffo nel passato, i testi dalle parole ben scandite dimostrano che di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia - Thomas non ha l'agenda politica dei Bronski Beat, né la frustrazione del primo Morrissey di "Hand In Glove" per via di un amore destinato all'infelicità che i perbenisti non potrebbero capire, né ci sta a rassegnarsi e farsi inscatolare nello stereotipo in piume e paillettes come Andy Bell degli Erasure. Il dialogo che instaura con il suo pubblico è così diretto e privo di fronzoli che il nostro, dalla scatola in cui l'ascoltatore più pigro vorrebbe rinchiuderlo, ci esce da solo con prepotenza. E l'amore di cui Rod canta diventa irresistibilmente universale, ci riguarda davvero tutti, ad uno ad uno, e non possiamo che ascoltarlo.

Sarebbe sbagliato bollare il lavoro di Bright Light Bright Light come un puro esercizio di stile di stampo revivalista, così come pensare che in fondo c'è qualcuno che, come i Gossip di Beth Ditto, è arrivato prima di lui al grande ricevimento, ha parcheggiato l'auto più vicino al locale e si è già presentato "a chi conta". Se l'amico Del Marquis degli Scissor Sisters, che partecipa in "Cry At Films" (una canzone scritta, come ci rivela l'artista, dopo aver visto i Depeche Mode dal vivo), sguazza compiaciuto nelle atmosfere tardo-ottantiane che richiamano le prime hit di Sydney Youngblood (ve lo ricordate, vero?), in altre occasioni ci sono agganci con quanto è accaduto nelle charts negli ultimi dieci anni. "Disco Moment" si avvicina non poco ad "All The Lovers" di Kylie Minogue, ma riesce a sorpassarla a destra grazie al suggestivo contrasto tra il muro-contro-muro descritto nel testo e i sintetizzatori ariosi che vestono e sostengono la canzone, mentre "A New Word To Say" fa propria la lezione dei Cut/Copy mescolandoli con i Phoenix del fortunato debutto. Momenti scintillanti come "Feel It" e "Waiting For The Feeling" (le due canzoni migliori) anticipano le atmosfere più cupe e ovattate dei due brani conclusivi; solo "Moves" non ha la forza necessaria per emergere dal lotto e per un attimo fa sembrare il buon Rod Thomas una versione appena appena più anonima di Enrique Iglesias. Anche la produzione sarebbe potuta essere più curata: l'interessante "Immature" (la fonte d'ispirazione qui è Björk, quella di "Debut" e di "Vespertine") che apre il disco sembra un demo ancora da sgrezzare.

La speranza, almeno così dicono, è l'ultima a morire: in un contesto fatto di star con l'etichetta con tanto di data di scadenza, Bright Light Bright Light si presenta con canzoni vere che parlano di vita vera, e soprattuto le canta da persona vera. "Make Me Believe In Hope" ha gli ingredienti giusti per entrare di soppiatto, senza fare chiasso, a farci compagnia nelle notti d'estate. Niente iPod stavolta, tiriamo fuori dal cassetto dei ricordi il nostro Walkman, facciamo partire la cassetta e torniamo, per un attimo, in quella discoteca in cui tutto è iniziato. Magari fatti furbo, stavolta: non pensarci due volte, la ragazza è ancora lì al bancone, sta parlando con le amiche. Non parlare, aspetta che il feeling ti raggiunga, come canta Rod Thomas, e soprattutto, fai presto! Non sia mai che se ne accorga il tuo amico...

31/07/2012

Tracklist

  1. Immature
  2. Feel It
  3. Love Part II
  4. Waiting For The Feeling
  5. Cry At Films
  6. Moves
  7. Disco Moment
  8. A New Word To Say
  9. How To Make A Heart
  10. Debris
  11. Grace




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