Caetano Veloso

Abracaco

2012 (Universal)
songwriter, bossa nova

"A Bossa Nova e Foda" è l’apertura, con un pathos davvero sperimentale, del nuovo lavoro del menestrello del Nordeste. Un paese-continente, il Brasile, per le diversità, le spigolature, le attitudini… Le aperture soprattutto. La scelta di contaminarsi, di esporsi alle correnti culturali, le più diverse.
L’intero lavoro (che in alcuni contrappunti, specialmente nelle abrasive chitarre del secondo pezzo, evoca un incrocio innaturalmente magico tra la Real Music e lo sperimentalismo del post-rock chicagoano) è una conferma dello spessore lirico di Veloso. L’apertura, si diceva. Un’incursione in mare aperto, come se suonassero insieme Caetano e Gordon Gano dei Violent Femmes (con il tipico hillbilly punkizzato). Una bossa nova allucinata e modernista.

Il secondo brano, che dà il titolo all’album, poi, è tutto percorso – in controluce - dal frevo, il corposo ritmo del Nordeste. Un richiamo orgoglioso alle radici in un disco che è un caleidoscopio di note e sensazioni.
In "Estou Triste" si sente in profondità quanto Caetano sia stato fonte di ispirazione per tutta una generazione di musicisti. Lenine, su tutti. Il cantautore di Recife, il cui album "O Dia Em Que Faremos Contato" del 1997 (mixato presso il Realworld Studios del sommo Peter Gabriel) è stato l’esempio più fulgido della felice commistione tra il Brazilian rock e la musica popolare brasiliana.

"Imperio da Lei" è l’espressione più chiara, la fotografia più nitida delle musiche che discendono dalle colline di Rio de Janeiro (le stesse da cui parte il carnevale popolare, delle sterminate masse delle favelas che per una settimana si riprendono la città sbeffeggiando “lor-signori”). Sono le tonalità, i ritmi e i colori che, in questi anni, hanno fatto conoscere al mondo artisti importanti come Adriana Calcanhotto, Flora Purim, Airto Moreira.

A metà album, ci imbattiamo in una poesia. Una vera e propria declamazione. Una testimonianza di impegno e memoria storica. Il brano è dedicato a Carlos Marighella, morto a 58 anni – il 4 novembre 1969 - ammazzato brutalmente dalla polizia militare del regime militar-fascista del Brasile del tempo. Sulla lapide – disegnata da Oscar Niemeyer - del guerrigliero Marighella, Jorge Amado scrisse “Non ebbe tempo per avere paura”. "Um Comunista" dura lunghissimi minuti, intensi, da brivido. Del resto anche Veloso (insieme a Gilberto Gil) trascorse mesi in prigione in quegli anni per il suo impegno (declinato in musica) avverso la feroce dittatura che attanagliava il popolo brasiliano, sino a espatriare in Europa, dove si innamorò dei Beatles.
Il brano seguente, "Funk Melodico", è caratterizzato da una voce che incede alla Mark Stewart (Pop Group), accompagnata da un ritmo trip-hop e drum’n’bass della migliore scuola di Bristol. I riverberi sono poi decisamente caratterizzati da una miscellanea samba/funk/ritmi africani da cui ha tratto il proprio imprinting un altro discepolo di Veloso, quel Djavan Caetano Viana che, grazie al suo "A voz, o violao", può esser ben definito l’Ali Farka Tourè del Cono Sud.

In "Vinco" si percepisce tutta la saudade del jazz brasiliano, quello storico, ma anche quello moderno di Egberto Gismondi e Hermeto Pascal, mentre in "Parabens" si avverte l’eco delle collaborazioni di Veloso con Arto Lindsay e David Byrne, ma soprattutto la musica delle strade e le movenze del samba.
"Abracaco" sono cinquant’anni di musica brasiliana re-interpretata da uno dei suoi inventori.

16/02/2013

Tracklist

  1. A Bossa Nova É Foda
  2. Um Abraçaço
  3. Estou Triste
  4. Império Da Lei
  5. Quero Ser Justo
  6. Um Comunista
  7. Funk Melódico
  8. Vinco
  9. Quando O Galo Cantou
  10. Parabéns
  11. Gayana

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