Colony / Akito Misaki

Cities Apart

2012 (IIIHIII)
ambient-glitch, modern classical

La fisionomia delle città che abbiamo davanti i nostri occhi e sotto i nostri piedi ha qualcosa di terribilmente simile a quanto profetizzato, ormai cinquant'anni fa, da Guy Debord in alcuni dei suoi scritti: uno spazio dominato dai mezzi di comunicazione di massa su grandi distanze, in cui la strada come luogo sociale è di fatto venuta meno, e che vive nella profonda contraddizione di una società che da una parte ha soppresso le lunghe distanze geografiche, mentre dall'altra ha acuito la dispersione e la separazione nell'intimo.
Disorientamento e alienazione cui la musica può rispondere in due modi: prestando voce al vomito e alla schizofrenia oppure cercando di sedare la psicosi con una nota di romanticismo e mestizia.
Colony e Akito Misaki optano decisamente per la seconda possibilità, provando a realizzare una serie di delicati soundscapes per insediamenti urbani di acciaio e solitudine.

Il producer italiano e il pianista giapponese non si sono mai incontrati - in maniera del tutto simbolica hanno lavorato a distanza tramite internet e file-sharing, con in mente l'idea di una colonna sonora per gli sconfinati hinterland di Tokyo come di una qualsiasi grande città europea.
Le nove tracce di "Cities Apart" ne costituiscono il risultato, un progetto nato come Ep e culminato invece in un long playing a tutti gli effetti, realizzato nel Wisestudio di Verona.

"Memory, Past, Future, Crime And Punishment" stabilisce le coordinate del lavoro: scenario di beat immateriali calibrati alla perfezione con i limpidi arrangiamenti di Misaki, passeggiata assorta tra centri commerciali dopo l'orario di chiusura. Con "Wearing The Dress Of Someone Else" è calata invece una notte sintetica, che prosegue dolcemente su "When The Fog Descends", assemblaggio di poche note di piano che sfrecciano e si dissolvono come fari di automobili in autostrada, luogo-simbolo dello scardinamento dei centri cittadini.
Più che agli eleganti volteggi di Ryuichi Sakamoto o alle dense partiture di Harold Budd, il piano di Misaki è prossimo ai giri astratti e contemporanei di Craig Armstrong - brevi schizzi che vorrebbero prendere il centro della scena, ma che restano imbrigliati inesorabilmente nello sfondo appena si tenta di decifrarli.

Il quarto episodio è quindi "The House Of My Dreams Is Made Of Glass", malinconico paesaggio elettronico in divenire, prologo al centro concettuale del disco, "Another City", suite ambientale imperniata sull'apocalittico reading di Colony.
L'album prosegue quindi con l'incanto dronico di "Urbanisation", "Still Sending Letters", delicato trip-hop per le new town del terzo millennio, e la sottile nebbia eniana di "We Carry The Fire With Us".

I due riescono, così, nel loro obiettivo di realizzare un lavoro che, sotto i lineamenti di una leggera e piacevolissima soundtrack, cela un ulteriore livello di significato che richiede la partecipazione attiva dell'ascoltatore, libero però di riempire la scenografia anche con impressioni del tutto diverse.
E in tutto questo gli si perdona così anche qualche lungaggine di troppo (l'intro di "Another City"), o un numero non proprio a fuoco ("Chrono").

Altrettanto simbolicamente, in free download dal Bandcamp dei due musicisti.

 



08/04/2012

Tracklist

  1. Memory. Past. Future. Crime And Punishment
  2. Wearing The Dress Of Someone Else
  3. When The Fog Descends
  4. The House Of My Dreams Is Made Of Glass
  5. Another City
  6. Urbanisation
  7. Still Sending Letters
  8. We Carry The Fire With Us
  9. Chrono

Colony / Akito Misaki sul web