Un tempo alla corte di Ariel Pink, Gary War non ha dimenticato quella lezione e continua a guardare al passato come alla sua più grande fonte d'ispirazione.
Chi non si è perso il disco precedente sa bene che il folletto di Brooklyn è invaghito del synth-pop, ma sa anche che la sua prospettiva è obliqua, aliena, tanto che, spesso e volentieri, la sua musica si spinge verso una forma androide di punk acido o di musica cosmica pulsante. Premesse stuzzicanti che, va detto, non sempre si tramutano in risultati apprezzabili.
Se" Thousand Yard Stare" si lancia a perdifiato nell'iperspazio, già "Advancements in Disgust" appare velleitaria, mostrando il limite (che ritroveremo anche in "Find Our Way" e in "Muscle Dysmorphia") di un'arte che, per il gusto di apparire "diversa", finisce per smarrirsi in un labirinto di buone intenzioni.
Trattando la voce come una sorgente sonora qualsiasi e manipolandola fino a trasfigurarla completamente, Gary War imbastisce, altrove, carinissime soluzioni a cavallo tra zucchero sintetico e space-disco ("Superlifer"), fantascienza e melodismo robotico ("Pleading For Annihilation"), giocando con il synth-punk mutante ("Care Less") e le ballate psichedeliche che, però, sembrano liquefarsi da un momento all'altro ("World After").
Laddove "Horribles Parade" riusciva ancora ad incuriosire con la sua formula frastagliata e post-moderna, "Jared's Lot" risulta essere, per lunghi tratti, una poltiglia indigesta.
03/08/2012