Hugo Race & Fatalists

We Never Had Control

2012 (Gusstaff, Interbang)
folk noir

Devo essere onesto, non seguo Hugo Race dai tempi di “Last Frontier”, disco firmato con i True Spirits. Ignoro quindi tutto quello che è venuto dopo. Potevo immaginare - considerate le coordinate sonore su cui si muove l’ex-sodale di Nick Cave - il contenuto di “We Never Had Control”, e non ci sono andato troppo lontano.
A dire: cosa ci si può aspettare, dopo tanti anni sulle scene, da quest’australiano con vocione possente che dalla fine degli Eighties vive all’ombra di "Re Inkiostro"? Proprio questo, ossia l’usuale cantautorato in penombra impregnato d’iconografia maledettista.

E ciò pone un secondo interrogativo: ha ancora senso la musica di Hugo Race dopo la sequela di dischi che ci ha regalato? Ora, senza lambiccarmi più di tanto le meningi  - non mi è minimamente sfiorata l’idea di recuperare i dischi che mi mancavano - ho infilato d’istinto “We Never Had Control” nel lettore e, con somma sorpresa, ne sono rimasto piacevolmente colpito.
Voglio dire, sempre della solita roba stiamo parlando, e però mi sono meravigliato nel ritrovare una scrittura così incisiva e consapevole, per niente consunta, ma anche più dimessa e meno epica rispetto al passato. Forse merito della presenza dei Fatalists - denominazione dietro cui si celano componenti e colalboratori di Sacri Cuori, Willard Grant Conspiracy e Calexico - che per di più conferiscono ad alcuni pezzi (“Meaning Gone”, “No Stereotype”, “No Angel Fear To Thread”) uno spleen dannatamente desertico.

Il resto è cantautorato folk-noir della migliore pasta, e chissà che a Micah P. Hinson non fischino le orecchie (“Shining Light”). Oscar per la migliore sceneggiatura pop va a “Snowblind”, mentre “Ghostwriter” recupera la veemenza dei primi Bad Seeds. Promosso. 

22/10/2012

Tracklist

  1. Dopefiends
  2. Ghostwriter
  3. Meaning Gone
  4. Snowblind
  5. Non Angel fear To Tread
  6. Shining Light
  7. No Stereotype
  8. We Never Had control

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