Jeff Lynne

L’attesa del nuovo album di Jeff Lynne, deus ex machina degli Electric Light Orchestra, rischia di essere delusa dal basso profilo di “Long Wave”, una collezione di cover in stile sixties privo di canzoni inedite che sorride più alla carriera post-Elo che altro.
L'autore rivive le sue emozioni da giovane ascoltatore della Bbc, assemblando canzoni amate o rivalutate nel tempo, ma non è una pura operazione calligrafica. L’album scorre infatti con brio e verve, privo dei barocchismi tipici del sound del gruppo. Il musicista di Birmingham conferma la sua arte di arrangiatore raffinato e abilmente vintage, con la sua voce inoltre a suonare più convincente e sicura che mai.

Non c’è dubbio che “So Sad” degli Everly Brothers e “Running Scared” di Roy Orbison siano due atti d’amore per degli artisti che Jeff ha incrociato nel suo lungo cammino, ma basta ascoltare la bella versione di “She” di Charles Aznavour per comprendere il reale valore di una operazione come “Long Wave”. Non c’è traccia di autocompiacimento o nostalgia melò nelle rilettura di brani come “At Last” o “Smile” , e perfino “Love Is A Many Splendored Thing” risulta convincente e ricca di quel candore che iniziative del genere solitamente trascurano.

Più vicino al John Lennon di “Rock’n’Roll” che al Bryan Ferry di “These Foolish Things”, questo album non è solo un piacevole rientro in scena di un musicista fondamentale per il pop inglese, ma anche un segnale di una consapevolezza artistica rispettabile e autentica. L’eccellente versione di “Bewitched, Bothered And Bewildered” di Rodgers & Hart e la grintosa “Beyond The Sea” di Bobby Darin hanno tutte le caratteristiche per convincere gli scettici: “Long Wave” è autentico pop’n’roll.

02/02/2013