Jon Porras

Black Mesa

2012 (Thrill Jockey)
mental americana

Siamo in pieno deserto, di notte, quando attacca "Into Midnight". Una notte paludosa e sinistra dove risuonano finanche i silenzi più sepolti e dove i morti si sono dati appuntamento per invocare la Luna.
La desolazione infinita del precedente "Undercurrent" non molla la presa e Jon Porras accetta l'invito, ritirandosi nell'angolo più remoto della sua psiche per continuare a rilasciare accordi chitarristici come fossero gocce di sangue, ma di un sangue arido, sterile.
Non che avesse fatto chissà quale grande exploit con il suo primo lavoro solista (anzi...!), eppure quelle otto tracce grondavano sincerità, come sincere suonano queste nuove meditazioni solitarie e notturne, con cui il chitarrista californiano evoca più che descrivere, ipnotizza più che elettrizzare.

Nato in casa, "Black Mesa" è il suono cavernoso dell'anima che cerca, nei miraggi della mesa, manifestazioni della sua essenza e poco importa se, spesso e volentieri, sembra un po' troppo innamorato della sua stessa desolazione per riuscire davvero nell'intento. Per il momento ci si accontenta di ritrovarlo più sicuro di sé, meno timido nel tentare soluzioni anche più raffinate ("Into The Black Mesa").

La press release lo dice ispirato da Sandy Bull, Popol Vuh e Neil Young e, bisogna dirlo, questa volta la press release sa il fatto suo, perché sono proprio quelli i nomi che si affacciano alla mente mentre si sprofonda dentro gli acquerelli crepuscolari di "Blue Crescent Vision" ed "Embers At Dusk", tra le sotterranee tensioni celestiali di "Candlelight Mirage" (in qualche modo, non distanti anche da vertigini Natural Snow Buildings) o dentro le prospettive sconfinate di "Beyond The Veil".

 



Into Midnight

21/04/2012

Tracklist

  1. Into Midnight
  2. Blue Crescent Vision
  3. Candlelight Mirage
  4. Desert Flight
  5. Embers At Dusk
  6. Into The Black Mesa
  7. Beyond The Veil

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