Kristofer Åström

Ancora dolcezze acustiche dalla Svezia, questa volta affidate a Kristofer Åström, già noto agli appassionati del folk europeo, protagonista di una scena musicale autorevole documentata dalla buona antologia della Fargo "Cowboys In Scandinavia: The New Folk Sounds From Northern Europe".
Åström giunge all'ottavo album solista (più alcuni Ep ricchi di inediti) e può contare su una discografia ancor più cospicua grazie alla sua presenza nella band Fireside, purtroppo inattiva dal 2003. Pur senza brillare per originalità, la musica del chitarrista svedese possiede tutta la grazia di un album dei Fleet Foxes o la delicatezza di Jose Gonzalez, ma anche un gusto agrodolce che rimanda a figure fondamentali della new wave inglese - non meravigliatevi se tra le canzoni rintraccerete le ombre dark dei Cure, la grinta del Bruce Springsteen di "Nebraska" o il lirismo toccante degli Smiths.

"From Eagle To Sparrow" è un album sapiente e gustoso, capace di soddisfare quella sete temporanea di novità che spesso ci spinge tra le braccia di musicisti prevedibili nelle loro argomentazioni, ma comunque lodevoli per onestà e rigore, autori di pagine non essenziali eppure gradevoli. Le dodici tracce scivolano piacevolmente, pur evidenziando notevoli differenze creative: Åström rievoca il Bob Dylan degli esordi con armonie lineari e una sana armonica "For You", scopre le sue vocazioni più intime nella tenebrosa "Full Moon" e si fa tentare dal ritmo in "Tesar Gun".
Tutto quello che vi attendereste da un buon cantautore americano è presente in "From Eagle To Sparrow": un interludio strumentale ("Loupita #5"), accordature folk più tradizionali ("Queen Of Sorrow") e un tenue romanticismo ("When Will You Come Back"), ovvero un insieme perfetto per far sì che alcune inevitabili sviste ("Strong & Tall") e alcuni cali d'ispirazione ("Can You Imagine?") siano quantomeno tollerabili.

Kristofer Åström sembra non voler tradire la sua fama di "cowboy scandinavo" e prosegue senza troppi scossoni nella propria rilettura della tradizione americana. Un artista che resterà di culto, grazie a una produzione costante e di media levatura, dalla quale non si discosta quest'ultimo capitolo destinato a restare, comunque, negli angoli polverosi della cospicua produzione contemporanea.

21/08/2012