Con tutta questa fioritura di ometti vestiti da pionieri, da garzoni della New York dell’Ottocento, col panciotto e il bavaglio al collo, il rischio di scadere nel pacchiano e nella parodia è assai alto. Nel caso dei Lord Huron di Ben Schneider, l’unica cosa encomiabile è la pervicacia con la quale la band americana tenta di prendere gli arrangiamenti, lo stile dei Fleet Foxes e impiantarli maldestramente sulle proprie canzoni, che sposano in una cerimonia horror la Band Of Horses più melensa (“She Lit A Fire”) e i Mumford And Sons più contenuti, con un corredo da brividi di elettronica sul genere “ultimi Coldplay” (la title track).
Il risultato, “Lonesome Dreams”, è un’opera stucchevole, per quanto il lavoro sulle canzoni sia innegabile, nel tentativo di creare ambientazioni da America primigenia (“I Will Be Back One Day”, “Ends Of The Earth”) attraverso grandi aperture strumentali, armonizzazioni soverchianti e prevedibili ricorsi alla percussione.
15/10/2012