"Pieno di uno slow-core sussurrante dove le foglie sembrano cadere perennemente dagli alberi, le auto hanno sempre una gomma a terra e avere un passaggio sembra impossibile": con questa ironica (?) presentazione i LUIK, neonato gruppo olandese ancora edito presso la Snowstar, fanno il loro ingresso sulla scena dello slow-core più scheletrico e rarefatto, con motivi di spleen granitico in cui l'ironia non sembra effettivamente abbondare. Ricordano essi stessi, già, Low e Sparklehorse - e in questo risparmiano la fatica - ma poi i pezzi appaiono francamente un po' spenti, in un genere che dovrebbe reggersi, in teoria, su una tensione inespressa, su un'ansia, un'agone incessante di umanità.
Invece la musica di "Owls" è compatta, prevedibile, con questo continuo risuonare d'organo e i pizzichii di chitarra che riverberano in sottofondo. Il tentativo è nobile, ma il risultato è decisamente da rivedere.
09/01/2012