A seguito di una fortunata campagna di autofinanziamento, si è finalmente materializzato il sogno di Jerome Alexander, quello di vedere una foglia ripiegata a mo' di aeroplanino planare attraverso la finestra aperta (così è stato deciso il titolo del suo secondo album).
Tante cose sono cambiate, però, dal timido crepitare dell'uggiosa elegia "Departures". A partire dall'invadente presenza vocale, che il polistrumentista inglese non riesce a limitare a una rarefatta liturgia, come nei migliori Balmorhea, ma usa come propulsore di quelle trite progressioni alla Sigur Ros che vanno per la maggiore nel disco. Tra beat elettronici e grandi pennellate d'archi, quasi tutta la magia del progetto Message To Bears svanisce in favore di un blando, indistinto fervore.
Alexander la considera una "evoluzione naturale" della propria musica. Dall'esterno assomiglia invece a una resa all'anonimato.
31/01/2012