Mount Carmel

"Non ci sono più vere donne". Per fortuna che, dall'altra parte, ci sono veri uomini, con la barba incolta, la chitarra in grembo imbracciata come la motosega di fiducia, la batteria affrontata come una bestia a più teste da domare. Macho dal cuore tenero, i Mount Carmel attuano in questo primo Lp - vedete voi come considerare l'omonimo di un paio di anni fa, forse più un Ep lungo - un fedele resoconto dell'hard-rock anni 70, quello che va dagli ZZ Top ai Led Zeppelin, passando per i Cream, pieno di riffoni e ululati non privi di un loro groove sensuale, per quanto grezzo.
Un power trio che gronda "Thickfreakness" ("Hear Me Now" su tutte) e che farà godere quanti non possono più sopportare il nuovo corso fighetto dei Black Keys. Un sontuoso dopolavoro per camionisti, in quel momento di liberazione ormonale in cui il mondo appare una terra di conquista per i maschi istinti.

"Real Women" ha quel tanto di verace e immediato da evitare di sembrare uno studio paleontologico, e già questo non è poco, se si conta anche la stoffa dei musicisti che formano questo trio chitarra-basso-batteria, perfettamente "in ruolo", a partire dal timbro sobriamente arrochito del cantante Matthew Reed e dall'eleganza delle escursioni di batteria di Kevin Skubak, che riesce nel miracolo di non suonare mai sopra le righe, pur nello stile pirotecnico richiesto dalla musica dei Mount Carmel.
Che ci si creda o meno, l'intrattenimento è assicurato. Crini al vento in "Choose Wisely", si lascia "Swaggs" ancora ciondolanti per appoggiarsi al bancone e scrutare il locale, appena la title track inizia il suo gioco ammiccante - ma neanche troppo sottinteso - di inarcamenti: "If you wanna put your hands on me/we can go".

Insomma non consigliati di certo a chi è in cerca dei salvatori del rock, a chi vorrebbe la denuncia sociale, ma chi si aspetta da una band anche un'espressione musicale, convinta e convincente, di istinti poco intellettuali ma che odorano di libertà, avrà pane per i suoi denti.

22/02/2012