Il percorso degli U.S. Christmas, band del North Carolina, cominciò in sordina con due album self-released e un contratto con la Neurot che, individuate le attitudini psych-rock del gruppo, li coinvolse nel tributo agli Hawkwind intitolato "Hawkwind Triad" insieme ad Harvestman e Minsk. Nonostante la loro bravura nell'evitare le secche di un sound spesso derivativo e prevedibile, non sono mai riusciti a superare lo scoglio dell'indifferenza che accompagna molta produzione odierna. L'ultimo capitolo "The Valley Path", indugiando in soluzioni da jam session, ha demarcato ancora di più i confini col pubblico del rock e del metal, allontanando qualsiasi dubbio sulla loro preparazione musicale.
È dunque prevedibile che il nuovo passo discografico di Nate Hall, cantante e frontman della band americana, sia un album solista dalle forte connotazioni country-blues. Le già evidenti influenze del canadese Neil Young diventano più marcate senza il clamore e il volume della possente strumentazione rock - Nate mostra così il suo versante più notturno e intimista, con convinzione e stile. Evoca anche lo spettro di Bob Dylan e di tutta la tradizione americana a seguire, ma tutto avviene con canzoni robuste e a volte convincenti, sempre suonate con un buon gusto che calibra retorica e personalità.
L'aver giocato con sperimentazione e psichedelia dà senz'altro i suoi frutti nelle struggenti note di "Dark Star" e nella morbida "Kathleen", che evitano molti stereotipi altrove in agguato - a volte sembra che Johnny Cash e Hank Williams sorridano ascoltando "Chains" e che Mark Lanegan applauda per la miglior cover di un brano mai scritto, "Raw Chord".
È sempre evidente l'influenza del versante più battagliero della tradizione country: la tensione è sempre tangibile, anche quando Nate Hall rinuncia alla chitarra elettrica per banjo e slide in "Night Theme".
"A Great River", pur non mancando di stile e di personalità, denuncia però gli stessi limiti di altri outsider, ovvero una scrittura un po' debole che rende il tutto a tratti noioso ("Electric Night Theme") o poco definito ("To Wake And Dream"), e bisogna attendere la title track per dar forma a tutte le buone intuizioni sparse in modo disordinato nei dieci brani del progetto.
Il primo album solista del cantante degli U.S. Christmas non è del tutto riuscito, anche se in verità sarà sufficiente per conservare lo status "cult" che accompagna le imprese del gruppo - ma chiedere qualche emozione in più è doveroso per un artista talentuoso come Nate Hall.
07/07/2012