Ne Obliviscaris

Portal Of I

2012 (Code666 Records)
prog-black-metal

Un disco prog-black metal melodico si fa in tre semplici mosse: 1) date a un norvegese buone ragioni per incazzarsi (ma anche ogni tanto per calmarsi); 2) attaccate un doppio pedale a un maglio industriale; 3) appena il trambusto accenni a placarsi, cacciate dentro violini, tastierazze, chitarre classiche e qualsiasi altra cosa possa alzare il livello di tamarraggine e pretenziosità.
La ricetta è semplice, ma ci vuole un buon cuoco per renderla convincente. I Ne Obliviscaris non saranno troppo credibili come vichinghi (vengono da Melbourne) ma sono senz'altro ottimi cuochi. "Portal of I" è il loro primo album e ha buone chance di esser ricordato tra le migliori uscite dell'anno in ambito metal.

Che ha di così notevole? Equilibrio compositivo e talento melodico. Niente di nuovo sotto il sole dunque, se non una tendenza all'iperbarocchismo in ogni componente che ha poco a che spartire coi suoni avant/ambient/post che tanto ci hanno appassionato in tempi recenti.
Prendiamo "And Plague Flowers the Kaleidoscope", a puro titolo d'esempio. La partenza è un misto tra flamenco e capriccio paganiniano. Ghirigori violinistici, batteria saltellante, basso corposo un po' alla Cynic... Ma il metallo arriva solo dopo due minuti e rotti: un muro di chitarroni black e double vocals (clean e scream), in un clima che fa molto Agalloch ma non ha un briciolo del trasporto emotivo della band statunitense.
Già, perché "Portal of I", a dispetto del titolo, è quanto di più inespressivo e anticomunicativo si possa immaginare. Manierismo puro, ma in modo assai diverso dai classici prog-metal anni Novanta. Il quid non è lo sfoggio di tecnica strumentale (che pure non manca, sia chiaro), ma quello di tecnica compositiva: grande attenzione allora agli sviluppi, alle atmosfere, alle alternanze vuoto/pieno - e messa al bando assoluta di ogni assolo, cambio di tempo o giochetto tecnico che non sia strettamente funzionale al dipanarsi dei pezzi.

Lo spettro stilistico è abbastanza definito: molto classicismo, un po' di folk Ulveriano accortamente ripulito e smussato, il giusto di jazz che per darsi un tono funziona sempre. Qua e là emerge - forse - perfino qualche accenno all'emo più deteriore. Il risultato è entusiasmante, ma se vi fa ribrezzo non venite a lamentarvi: siete stati debitamente avvisati.

24/05/2012

Tracklist

  1. Tapestry Of The Starless Abstract
  2. Xenoflux
  3. Of The Leper Butterflies
  4. An Plague Flowers The Kaleidoscope
  5. As Icicles Fall
  6. Of Petrichor Weaves Black Noise

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