Paula & Karol

Prima di ascoltare "Whole Again" non avevo la più pallida idea di chi fossero Paula & Karol. L'incedere frizzante e screziato di elettricità del pezzo che apre l'album e gli dà il titolo, con la sua commistione di buonumore, chitarre indie e fisarmonica, oltre ad aumentare la curiosità mi ha fatto subito pensare a una delle tante coppie del folk-pop alternativo: The Dø, She & Him, Moldy Peaches, Cocoon... Anzi, per la notevole somiglianza a questi ultimi ("The Way We Were" sembra davvero una outtake del duo di Clermont Ferrand) avrei senz'altro azzardato per Paula & Karol una qualche ascendenza francese, visto che da quelle parti c'è una notevole attenzione per le riletture melodiche del folk di stampo americano. E invece, sorpresa: all'anagrafe Paula si chiama Paula Bialski e il co-titolare della band si chiama Karol Strzemiczny, cognomi che rivelano in modo evidente la loro origine polacca.

In aggiunta a qualche anno di esperienza in tour per i club indie di mezza Europa, a un album d'esordio all'insegna del do it yourself e a una doverosa trasferta al SXSW di Austin, il curriculum di Paula & Karol si arricchisce oggi di un disco che farà ricredere chiunque pensasse che da un paese musicalmente periferico come la Polonia non potesse certo venire un gruppo indie-pop tanto interessante.

Sicuramente il fatto che Paula sia vissuta a lungo in Canada deve aver instillato nella musica del duo (che in realtà dal vivo è un sestetto) una dimensione internazionale, e anche i testi godono di un inglese sciolto e brillante. Quello che stupisce di più, però, canzone dopo canzone, è soprattutto l'entusiastica e spontanea naturalezza con la quale questi ragazzi di Varsavia maneggiano la tradizione folk (gli strumenti canonici ci sono tutti, e la chitarra acustica resta solidamente al centro), mettendo insieme un'allegra galleria di quadretti pieni di colori, piacevolmente naif e artigianali all'apparenza ma in realtà assemblati con grande intelligenza e sapiente equilibrio di ingredienti: qualche malinconica pennata elettrica quando l'atmosfera si fa più pensosa - "What You Say (I Know)" - il dinamico violino di Paula a duettare con la morbidezza del wurlitzer ("Blackbird"), una gentile fisarmonica a guidare sorridenti danze sul patio (le deliziose "July" e "Reminiscing"), le corde pizzicate del banjo come intelaiatura ideale di variopinte filastrocche ("Heart And A Month Ago") e quelle dell'acustica che volutamente svelano la fragilità della voce di Paula ("Windows Talking"), pianoforte, archi e ritmica poderosa nelle costruzioni più complesse, che al contempo sembrano sul punto di sfasciarsi in mille pezzi ("Rest Of Us"), un incrocio di voci - maschile e femminile - senza ambizioni armoniche ma di sempre di piacevolissimo effetto (nella romantica "Distance Left Home",ad esempio) e in definitiva una pregevole attitudine lo-fi che lascia ancora all'ascoltatore, così come nel disco d'esordio, l'impressione di trovarsi davanti a delle registrazioni live e casalinghe.

Certo però che la distanza che c'è tra il primo e il secondo album - in termini di scrittura e di produzione - è davvero notevole, a testimonianza che la crescita della band promette sviluppi di grande interesse. Può darsi allora che, nel loro futuro più o meno immediato, Paula & Karol decollino dalla natia Polonia e trovino la loro (meritata) nicchia nella scena folk-pop internazionale. E può darsi che, davanti a prospettive più ampie di quelle che può offrire la loro misconosciuta etichetta locale, rinuncino al loro mondo artigianale fatto di glockenspiel, cembali agitati e impercettibili stonature. Probabilmente sarà un passo in avanti - il talento sicuramente non manca, né le capacità tecniche - ma in quel caso forse rimpiangeremo la dimensione di spontanea e generosa semplicità che rende "Whole Again" un album così prezioso e così "perfetto" nella sua "imperfezione".

22/06/2012