Peter Broderick

These Walls Of Mine

2012 (Erased Tapes)
avant-folk, songwriting

Nel decennio d'oro del rock degli indimenticati anni Settanta, pubblicare un disco o più all'anno era pratica usuale. Fuori dal coro vi era chi amava farsi attendere di più (ed erano in pochi), mentre i big erano soliti mettere la firma con almeno un Lp in dodici mesi. In un anno, allora, poteva cambiare tutto: potevano sovvertirsi equilibri, nascere nuove tendenze e tramontarne altre.
Al giorno d'oggi, invece, la situazione si è capovolta – almeno nel mondo del rock - e ci troviamo a dover aspettare di norma almeno due-tre anni fra un disco e l'altro. Ci è così tanto estranea quella prolificità, che i pochi che osano correre controcorrente vengono spesso guardati con pregiudizio.

Peter Broderick di dischi ne ha prodotti sette in cinque anni, senza contare colonne sonore, audiocassette, Cd-r, Ep e singoli. E non a caso la sua fibrillazione creativa lo ha mandato incontro a parecchie critiche, che non hanno però smosso in lui la voglia di proseguire un percorso originalissimo e in perenne potenza. Così, “These Walls Of Mine” arriva pochi mesi dopo “http://www.itstartshear.com”, e suona come una sorta di correzione, di cambio di rotta sul tema del precedente.
Laddove quest'ultimo introduceva la predominanza dell'elemento cantautorale mantenendosi agganciato alle coordinate neo-classiche, il nuovo album segna uno strappo con tali radici e un avvicinamento a mondi nuovi nell'arte del polistrumentista danese: il folk e l'avanguardia.

Al suo interno, troviamo alcune fra le composizioni più intime e personali di un Broderick totalmente a suo agio nei panni del songwriter e dell'interprete di testi altrui (alcuni brani sono frutto di giochi affidati ai fans), ben distante dall'innocua parentesi di “Home”. “Inside Out There” apre quindi collegando il nuovo mondo sonoro con le "vecchie" partiture d'archi, in un miscuglio di romanticismo e tradizione, con quest'ultima a prendere il sopravvento nei languori di “I've Tried” e nella dolce e spensierata “I Do This”, riflessione sui perché della vita. Ma il folk secondo Peter ha pure un'altra faccia contagiata da un tocco più avant, che si traduce nel controcanto recitato in stile Leslie Winer di un'e-mail ricevuta dal padre in “Freyr!” e nella gelida preghiera à-la-Steven Brown che circonda le fisarmoniche in “When I Blank I Blank”, con contributo lirico ad opera di alcuni follower su Twitter (incitati a sostituire un'espressione alla parola Blank).

Il coronamento espressivo arriva poi negli otto minuti di “Copenaghen Ducks”, che unisce con maestria corali malinconici, spoken vibrante, chitarra acustica e field recordings. A completare lo spettro di un disco sfumato su due poli è il trittico di pura avanguardia: “Proposed Solution To The Mystery Of The Soul” è un blues scandito da beat di musique concrète (Scott Walker docet), mentre la title track si divide fra un recitato senza musica (“I”) e lo stesso testo rappato su una poco riuscita base funky.

E per assurdo, i due episodi minori di un disco nel complesso ottimo sono proprio quelli che portano il suo nome. Prescindendo da questi, “These Walls Of Mine” apre volente o nolente una nuova fase nella carriera di Peter Broderick, riuscendo in un'impresa in precedenza fallita senza troppe attenuanti.
Gli amanti del compositore romantico difficilmente potranno digerire questa sua nuova anima, che non pare certo essere in ogni caso chiusa ad interazioni con i suoni che l'hanno reso grande. Per tutti gli altri, la carne al fuoco non mancherà nemmeno stavolta.
Promosso.

19/12/2012

Tracklist

  1. Inside Out There
  2. Freyr!
  3. I've Tried
  4. Proposed Solution To The Mystery Of The Soul
  5. When I Blank I Blank
  6. These Walls Of Mine I
  7. These Walls Of Mine II
  8. I Do This
  9. Copenaghen Ducks
  10. Til Danmark

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