PS I Love You

Death Dreams

2012 (Paper Bag)
alt-rock

Il secondo lavoro della coppia canadese dei PS I Love You definisce i confini di un discorso musicale che, pur mantenendo praticamente inalterata la formula del precedente "Meet Me At The Muster Station", dischiude un palpabile retroterra d'inquietudine. A sentire Paul Saulnier e Benjamin Nelson questo sentimento è figlio diretto delle recenti novità: il tour, la lontananza dalle proprie radici e il confronto con la fama (per quanto sempre di fama limitata si tratti). Paul, inoltre, racconta di essersi ripetutamente imbattuto in sogni che avevano a che fare con il distacco, la perdita, insomma tutti simboli di quella morte che, prima o poi, arriverà per tutti (ok, toccatevi pure...). Tuttavia, la carica noise power-pop resiste e l'eccitazione glam pure ("Sentimental Dishes" ne offre conferma deliziosa e vibrante, permettendosi anche il lusso di un assolo niente male).

Languida e nostalgica, pregna di un romanticismo disperato, la title track annuncia precisamente questo fondo più psicologico e meno viscerale rispetto al predecessore. Rumore, melodia e grazia giovanilistica non mancano all'appello e si va di crescendo pulsante, scampanellando tra memorie di estati clamorose e tormenti emo che snocciolano l'alfabeto degli amori impossibili ("Don't Go"), sgraziati e febbricitanti anthem ("Toronto", "First Contact"), strane fragranze Pixies ("Future Dontcare") e mai sopite luminescenze Sonic Youth ("How Do You", "Red Quarter").
Il duo è in ottima forma, anche quando spinge verso soluzioni più costipate ("Princess Towers") e, poco alla volta, anche tuffandosi senza timori tra gorghi torbidi, come accade nella toccante "Saskatoon", finisce per irretire e rendere meno angosciante qualsiasi pensiero della fine.

Aurale e con qualche spunto di muliebre sinfonismo, spinto da sincopi pelviche, meno sanguisuga del lo-fi: la coppia dell'Ontario arriva al disco manifesto all'opus numero due. La chitarra di Saulnier, tra fuzz, distorsioni grasse e assoletti para-acrobatici, è già una piccola forza della natura; non proprio rivoluzionaria, fa però la parte di uno sparatutto che da solo regge più di metà del sound. Il canto, in secondo piano e quasi diluito nei suoi stessi gorgheggi, ne è il perfetto contrappunto. Comprensibili cali di fiatone nel finale. Produzione - oltre a Saulnier - del compatriota Matt Rogalsky, artista elettronico inventore di "Kash", software per la manipolazione delle sorgenti sonore. Scatto di copertina a cura dello stesso Nelson.


24/05/2012

Tracklist

  1. Death Dreams
  2. Sentimental Dishes
  3. Don't Go
  4. Toronto
  5. Future Dontcare
  6. Death Dreams II
  7. Now You Do
  8. Princess Towers
  9. Red Quarter
  10. Saskatoon
  11. First Contact

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