Rihanna

Unapologetic

2012 (Def Jam)
urban-dance, r'n'b

Ormai non serve nemmeno più attendere l'annuncio ufficiale da parte della Def Jam, tanta è la puntualità con cui, a partire dal 2009, ogni novembre arriva sugli scaffali (dove ancora esistono) un nuovo album del più imponente brand musicale degli ultimi anni, quello che risponde al nome di Rihanna Robyn Fenty. Un appuntamento che si ripete quasi come un rituale, tanto che tra apparizioni televisive, campagne pubblicitarie, concerti a destra e a manca per il globo sorge spontaneo qualche dubbio sul come la cantante delle Barbados riesca a trovare tempo per pensare, assieme al suo team, anche alla musica.
Al di là però di ogni considerazione sullo stakanovismo dell'interprete, il settimo album in otto anni di carriera, “Unapologetic”, è tra noi, e tutti i commenti che hanno accompagnato, spesso anche a ragione, l'uscita dei suoi vari full length, almeno stavolta potrebbero affievolirsi.

Questa infatti è probabilmente la prima volta che un suo disco (moltissimi dei brani sono infatti co-firmati dalla stessa cantante) appare davvero studiato per reggere sulla lunga distanza, per non risultare come il classico mischione fatto per accontentare il maggior numero possibile di ascoltatori casuali. Tutti coloro che hanno infatti apprezzato la caraibica per le hit dance spaccaclassifica, oppure per i coloratissimi rimandi alle tradizioni più profonde della sua terra, stavolta dovranno accontentarsi di brevissime comparsate.
Nel primo caso, infatti, giusto la prevedibile collaborazione col prezzemolino David Guetta (che forse solo con la Kelis di "Acapella" era riuscito ad apparire così convincente) in "Right Now", potrebbe fornire un appiglio alle oramai abusatissime linee euro-dance, qui nemmeno troppo marcate; nel secondo caso, soltanto il flessuoso dub-reggae di "No Love Allowed" ha dalla sua gli elementi necessari a competere con quella "Man Down", che però aveva dalla sua una melodia ben più solare e memorabile. Dalle radici caraibiche si muovono anche, per approdare però in territori ben più incisivi, cupi e meno frivoli, “Power It Up” e soprattutto “Numb” che, tra ipnotismi e arabeschi assortiti, conferiscono all’album quell’atmosfera malata e a tratti claustrofobica (corroborata anche dal calzante flow di Eminem, mai così pungente per un featuring di una collega) che, a ben vedere, è proprio ciò che rende “Unapologetic” il suo album sinora più organico e meno pasticciato.

E quindi lo spinoso electro-urban di “Phresh Off The Runway” riparte da dove le sonorità più ardite, e solo accennate, del precedente album avevano lasciato, approfondendo e rifinendo la fusione tra r’n’b e dancehall di cui ormai Rihanna sembra essere l’esponente più credibile, come la sexy “Jump” - altro pezzo probabilmente destinato a lasciare il segno grazie ai suoi squarci brostep - sembra ribadire.
Ed è ancora il dubstep più slabbrato a collidere col soul accorato (e persino ben interpretato) di “What Now”, per la quale si potrebbe addirittura azzardare un rimando a certi esperimenti di James Blake se purtroppo il pezzo non venisse rovinato sul finale da furiose e dozzinali schitarrate che ne compromettono leggerezza e sobrietà. Débâcle evitata, invece, nella conclusiva “Lost In Paradise” che tenta, senza nemmeno fallire più di tanto, la carta techno-tribale a servizio dell’immediatezza pop del più recente Kanye West.

Anche quando la vocalist bajan si dedica ai ritmi più lenti e alle ballate (da sempre il suo tallone d’Achille), riesce a essere più convincente del solito, e persino ambiziosa, come negli oltre sei minuti della mutevole “Love Without Tragedy/Mother Mary” che dal pop-wave alla Kim Carnes sfuma via via su una melodia sempre più drammatica e cangianti riff che sembrano omaggiare, sorprendentemente, le produzioni di Lanois per Peter Gabriel e Simple Minds di metà anni 80.
Se "Get It Over With", al di là di una linea melodica un po' troppo seduta, gioca con successo la carta di un soulstep che richiama alla lontana gli esperimenti sulla voce di Imogen Heap con un approccio decisamente più vicino al già citato Blake, il singolo “Diamonds” sfoggia invece un’ormai classica e scintillante produzione Stargate accompagnata da retaggi esotici e melodia elegante (c’è dietro l’ormai lanciatissima ma talentuosa Sia Furler, paradossalmente riscattata da Guetta dal suo anonimato discografico). Una ballata talmente ben congegnata e curiosamente restia a voler apportare una qualsiasi innovazione sonora, da far perdonare persino l’interpretazione non proprio memorabile, per non dire svogliata, della Fenty.

Basterebbero già diversi brani menzionati a decretare la raccolta come la più bilanciata e soddisfacente mai pubblicata a suo nome, ma anche quando il discorso svia dall'accigliato mood prevalente, a favore di sonorità meno ossessive e fosche, Rihanna è in grado di centrare alcune tra le sue prove di maggior rilievo. Dal morbido vintage R&B di “Loveeeeeee Song”, in coppia con l'astro nascente dell'hip-hop statunitense Future, passando per la linea più classica di un numero decisamente soul come “Stay”, che tallona da vicino le volute cameristiche ampiamente sviscerate da Lana Del Rey, si raggiunge così quella “Nobody's Business”, che da sola potrebbe rappresentare uno degli apici di una carriera intera.
Senza ricercare il colpo ad effetto (e in un certo senso, è del tutto improbabile che possa esser scelto come singolo), in collaborazione con un Chris Brown da tempo perdonato, che per il timbro vocale potrebbe sembrare come il più verosimile erede di Michael Jackson, il brano fluisce rotondo ed elegante nel suo costante ammiccare a una patinata dimensione disco/electrofunk, ben distante dai clamori massimalisti della dance attuale. Curiosamente, un pezzo che persuade più per il vigore del songwiriting, piuttosto che per il fascinoso, ma risaputo, tiro da after-party.

Ci si domandava, raccontando di “Talk That Talk”, se con il suo successore finalmente avremmo potuto assistere a un progetto, che mostrasse quel rigore e quella compattezza indispensabili per poter parlare di un vero album con cognizione di causa. “Unapologetic” dissipa ogni dubbio in merito: con una produzione curata e sfavillante (anche se non priva di una certa macchinosità), e con un coinvolgimento ben più pronunciato della titolare nell'ideazione e nello sviluppo dei brani, si può proprio dire che la missione sia giunta ad un felice compimento.
A questo punto, resta soltanto la curiosità di poter apprezzare Rihanna come artefice ancor più convinta della propria musica, in un lavoro che rispecchi appieno le sue idee. E chi lo sa se il prossimo novembre, infine, anche questo desiderio verrà appagato?

22/11/2012

Tracklist

  1. Phresh Off The Runway
  2. Diamonds
  3. Numb (feat. Eminem)
  4. Pour It Up
  5. Loveeeeeee Song (feat. Future)
  6. Jump
  7. Right Now (feat. David Guetta)
  8. What Now
  9. Stay (feat. Mikky Ekko)
  10. Nobody's Business (feat. Chris Brown)
  11. Love Without Tragedy / Mother Mary
  12. Get It Over With
  13. No Love Allowed
  14. Lost In Paradise
  15. Half Of Me*
  16. Diamonds (Dave Audé 100 Extended)*
  17. Diamonds (Gregor Salto Downtempo Remix)*

*brani inclusi solo nella deluxe edition

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