Garbo e grande cura dei dettagli: questa la ricetta del duo piemontese formato da Luca Grossi e Fausto Franchini, giunto al terzo lavoro dopo l’esordio di ”Segnalibro” (2008) ed il successivo Ep “L’animale”. Le importanti collaborazioni con musicisti del calibro di Fabio Magistrali e Perturbazione hanno fatto maturare la band, che oggi è in grado di meglio delineare la propria traiettoria artistica.
Rispetto agli esordi il nucleo della formazione è stato ridotto a due soli elementi, e da un approccio più marcatamente rock Luca e Fausto hanno scelto di aprire un nuovo capitolo, puntando su tinte molto meno abrasive.
Questo lavoro omonimo è costruito con lieve poesia arricchita da suoni raffinati e dalla presenza in cabina di regia di quel mostro sacro che è Umberto Maria Giardini (Moltheni), il quale per “Di blu”, “Pieno d’oro” e “Canzone per T” (dedicata a Marco Travaglio) si presta anche a suonare la batteria. Tutto è leggero, sospeso, educato, pregno di innata sensibilità cantautorale, eppure sotto pelle c’è un qualcosa che vibra, c’è elettricità che scuote, ci sono emozioni sopite che ritornano a galla.
I testi restano in bilico fra vita privata, società e politica, densi di nostalgia e mai buttati lì per caso; i suoni sono concepiti per essere al di fuori delle mode, tendendo ad una forma di classicismo posizionato a metà strada fra folk contemporaneo e slanci indie-pop.
A conti fatti, la nuova direzione pare davvero azzeccata, non troppo distante dal mood di altre interessanti band emergenti di casa nostra, quali Il Disordine delle Cose e Albedo. Con in più un cantato che cerca e trova le migliori espressioni di Carmen Consoli. Un bel secondo inizio.
26/02/2013