S. M. S.

S.M.S. è un collettivo di quattro elementi: la poetessa Monica Matticoli (voce narrante), Cristiano Santini (voce dei Disciplinatha), Federico Bologna e, udite udite, Miro Sassolini, indimenticata voce dei primi Diaframma.

Lavorando in squadra, con Bologna e Santini ad occuparsi delle musiche e Sassolini a curare le melodie, i quattro hanno dato vita a questo "racconto in versi concepito non per la musica ma in musica, anzi, in parola". Un'operazione, proseguono le note di copertina, che "si tiene sul dialogo fra parola, voce e musica, che per scelta stilistica si armonizzano ma mai si fondono, restando sempre soggettività differenti all'interno di uno stesso coro".
Con queste premesse, dunque, entriamo tra le stanze musicali di "Da qui a domani", dove evocazioni liriche e linee vocali in bilico tra passionalità e austerità si immergono dentro paesaggi elettroacustici di chiara ascendenza wave ("Sul limite", "Leonard"), lungo crinali ballabili e stentorei altezza Franco Battiato ("In Quiete") e bagliori di realtà trans-mentali che si impossessano del linguaggio, costringendolo a ridurre lo stupore in purissimo canto-invocazione ("Disvelo").

La voce di Miro è sempre un colpo al cuore, "uno spazio interiore con una storia d'amore dentro", per dirla con le sue stesse parole. Canta di amori che sono fatti di "carne contro carne", strappando veli che opacizzano sensazioni profondissime, pulsanti ("Rimane addosso la veste lacerata del risveglio", titolo bellissimo, "Petite mort", "Mai troppo chiuso").
Purtroppo, però, non tutti i numeri riescono a convincere ("Semel Heres", "Idea all'alba", "A Nudo", "Dal vetro allo specchio"), anzi, man mano che si procede nell'ascolto sembra venire a galla una certa discrepanza tra i diversi elementi messi in campo, oltre che una stanchezza in fase di scrittura.
Poco male: c'è ancora da lavorare...

24/04/2012