Diciamolo, un nome così spettacolare non fa presagire nulla di serio. Invece in questo quarto album il quintetto norvegese non scherza affatto, e prenota legittimamente un posto tra i migliori esponenti del progressive contemporaneo.
Il tentativo della band di affrancarsi dal post-rock strumentale che aveva caratterizzato i precedenti lavori emerge fin da subito: "Москва" è un pastiche sonoro in cui coesistono distorsioni decise e trame mediorientali di bouzouki, che si alternano con momenti di quiete e rumori d'ambiente. Di tanto in tanto si evidenziano rimandi all'epoca d'oro del rock progressivo, sia attraverso frequenti cambi di tempo e complesse strutture ritmiche, sia mediante arpeggi favolistici che farebbero la felicità di Steve Hackett ("Low Entropy").
Ma la band di Oslo, tutt'altro che epigonica, ha i piedi ben piantati in sonorità anni Zero, e lo dimostra col canto in controtempo di "Electric Crayons", e con "Ten Crept In", in cui un timido falsetto deflagra in un ritornello con cori barocchi degni degli Arcade Fire.
"The Samuel Jackson 5" è l'ennesimo tassello dello splendido mosaico che la tedesca Denovali sta costruendo in questi ultimi due anni.
16/07/2012