A Copy For Collapse

The Last Dreams On Earth

2013 (Selahorse)
chill-wave

Certe volte il titolo di un disco e la sua copertina parlano forse più chiaro di qualsiasi definizione. Sono quei casi in cui a chi tocca il compito di usare le parole per descrivere (aspetto, a parer del sottoscritto, molto più importante del giudicare) suoni, atmosefere ed emozioni verrebbe tanto comodo lasciare il foglio in bianco e piazzare al centro l'immagine della cover. Sono quegli stessi casi in cui viene da chiedersi - alimentando un conflitto interiore che si ripresenta ciclicamente in chiunque, per passione o professione, scriva di musica – se le parole siano davvero il mezzo migliore per parlare di musica.

Il dubbio nel caso in questione è in realtà presto risolto: degli A Copy For Collapse, non ne avessimo parlato nella recente recensione del disco di remix degli arrembanti Redrum Alone a cui hanno partecipato distinguendosi di gran lunga come l'act migliore del lotto, non ci saremmo forse neanche accorti. Sarebbe stata una perdita – e che perdita! - perché il progetto, nato originariamente come incarnazione artistica del solo Daniele Raguso e trasformatosi poi in duo con l'ingresso della partner Aria Myrskya, ha partorito l'anno scorso uno dei prodotti più interessanti di un made in Italy elettronico in lenta ma costante evoluzione.

La ricetta è semplice quanto genuina, e potrebbe rispondere a più definizioni calzandole tutte: di fatto l'ibrido pesca in dosi pari dalle frange più languide della stagione Idm (Boards Of Canada), da un dream-pop sito di proposito al di qua dei confini con l'oltremondo, dalle forme più eleganti dell'elettronica downtempo (potremmo dire impropriamente chill-out), e dalla decadenza metropolitana tipicamente post-wave. Il tutto con la melodia issata a protagonista indiscussa di soundscape geometrici quanto evanescenti, apparentemente anemici ma in realtà rifrangenti il passato nel presente. Per introdurre questa corrispondenza, “Sweet Sunset” inscena una base potenzialmente perfetta per la voce di Liz Fraser, laddove più avanti “Clouds” riprende il tema lasciandone le redini all'accavallarsi di strati di vocoder.

Qualche anno fa l'inatteso word spreading nel cosmo indie su Toro Y Moi ha letteralmente lanciato la moda del chill-wave, che Raguso riprende sostituendo la sensualità con la nostalgia nell'alba sintetica di “Lucid Dream”, nella litania macchinale di “The Last Goodbye” e nel mare in quiete di “State Of Mind”. Se il risvolto più attuale è dunque condensato in questi episodi, nel magma vivido di “Grey Sky” e nel notturno metropolitano di “Lysergic Lullaby” siamo davvero a un passo da “Geoggadi” e dall'Aphex Twin ambientale del primo periodo. E se i colpi sferraglianti di “Waking From Reality” immergono in un'estasi cosmica che porta dalle parti di Phantom Love, il sublime mantra di “White Rainbow” conduce le allucinazioni di Panda Bear verso una desolazione cibernetica che torna a fare proprio il realismo.

Come se per descrivere tutto questo, alla fine, di parole ne bastassero due, profetizzate quarant'anni or sono da un altro act che – ne siamo sicuri – ha lasciato un segno importante in questa affascinante promessa musicale nostrana: eleganz und dekadenz.

09/03/2014

Tracklist

  1. Sweet Sunset
  2. Lucid Dream
  3. State Of Mind
  4. The Last Goodbye
  5. White Rainbow
  6. Grey Sky
  7. Clouds
  8. Lysergic Lullaby
  9. Waking From Reality

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