Blondes

Swisher

2013 (RVNG)
tech-house, idm

Chi si ferma è spacciato, e i Blondes lo hanno capito bene, dando alle stampe il loro secondo album a poco più di un anno di distanza dal precedente omonimo, che li pose sotto i riflettori come una delle più interessanti novità del macrocosmo elettronico made in Usa. Consci che battere il ferro finché è caldo, specialmente dopo un esordio lusinghiero capace di alimentare un discreto buzz, di questi tempi è una carta da sfruttare, i due produttori di stanza a Brooklyn, sempre per l'ottima RVNG (che col suo catalogo di ottimo livello medio si sta dimostrando etichetta di grande spessore), licenziano questo “Swisher”, che mostra la coppia nuovamente alle prese con materiale solido e intrigante, per quanto ben diverso dai seducenti velluti della scorsa fatica.
Se era la house, piegata nelle sue declinazioni glo-fi, deep, finanche ambient, la vera protagonista dei singoli racchiusi nello smagliante esordio, il suo compito qui appare decisamente più contenuto, ridimensionato, a vantaggio di una tavolozza sonora fortemente sbilanciata verso un impasto cromatico differente, e parallelamente più omogeneo nelle gradazioni.

Ben più che “Blondes”, collezione di singoli piuttosto che album pensato realmente come tale, il ritorno della premiata ditta Haar/Steinman lo è invece a tutti gli effetti, rinunciando alla dimensione di raccoglitore che riproposta anche in questa sede avrebbe saputo di riciclo fine a se stesso. Prediligendo invece una maggiore compattezza d'insieme, i due, alla volta della ridefinizione del proprio sound, piuttosto che focalizzarsi sui pattern ritmici (che hanno costituito in parte il loro fascino) concentrano la propria attenzione sulle tessiture e sulle progressioni, rispolverando in pompa magna techno e Idm, ascolti di una vita intera.

Ciò che ne deriva è un disco che gli amanti dell'accoppiata “Lover”/“Hater” probabilmente faticheranno ad apprezzare nell'immediato, ma che alla lunga premia gli sforzi: non sono gli uncini memorabili, i beat martellanti gli ingredienti segreti nella formula coniata dal duo, quanto le costruzioni, sfuggenti e articolate, un autentico campionario delle innegabili doti compositive dei due, perfettamente coscienti di poter (e a questo punto dover) osare e spingersi dove più aggrada loro. Se giusto le inflessioni deep di “Andrew” ammettono significativi collegamenti col passato (spunti che si ritrovano a momenti pure nella conclusiva “Elise”), per i restanti otto brani le coordinate si spostano con netta decisione verso una confluenza di pulsazioni house (più nello sfondo, fino quasi a scomparire in “Clasp” e “Poland”) e teorie intelligent/techno, spesso talmente astratte da gratificare chi ricercherà in esse la via del trip trasognato, piuttosto che il movimento (mentale o fisico che sia).

Viaggi in technicolor tra isole del Pacifico (“Bora Bora”, per l'appunto), affascinanti flussi di coscienza (“Rei”), visioni tra sogno e realtà (la stessa “Clasp”, dalle parti del primo Aphex Twin) diventano così possibili grazie alla forte carica immaginifica impressa dai due compari sulle proprie creazioni, frazioni di un universo in costante espansione.
Le bionde continuano imperterrite ad affascinare: ancora sicuri di non voler cedere?

21/07/2013

Tracklist

  1. Aeon
  2. Bora Bora
  3. Andrew
  4. Poland
  5. Clasp
  6. Swisher
  7. Rei
  8. Wire
  9. Elise

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