C+C=Maxigross

Ruvain

2013 (Vaggimal)
folk-rock, psych-rock, alt-pop

Collettivo folk della Lessinia (prealpi veronesi) C+C=Maxigross debutta con un Ep di sette tracce, “Singar” (42, 2011), un ottimo esempio delle loro capacità di revival sia amabile che fantasioso: la serenata agreste demenziale alla Bonzo Dog di “Rather Than Saint Valentine’s Day pt. 1”, la presa per i fondelli del doo-wop (fratturato con elettronica) di “Rather Than Saint Valentine’s Day pt. 2”, i CSN&Y con banjo e assalti di flamenco chiassoso di “Wejk Ap”, le armonie vocali frantumate nella sortita Bob Dylan-iana di “Moka Efti Crazy Bar”, i droni psichedelici della più complessa “Solanje”.

Ancor più personale e a proprio agio con i riferimenti, “Ruvain”, il loro primo disco lungo, è un arguto esercizio di retronuevo di classe. I numeri brillanti abbondano, dagli improbabili incontri tra il Neil Young di “Harvest” e Sparklehorse di “Pamukkale in E” e “Najhladnija Luka Pule” (interrotta dallo psicodramma del cantante e da false partenze collettive) alla tremula canzone quasi appalachiana di “Ten Dark Wednesday”, e soprattutto gli innesti di “Uno Tempo”, con sovratoni da shibuya-kei nipponico e accompagnamento scalcinato, e “Wait Me To Arrive”, senza canto ma con organo e ritmo danzante, assorto in armonie barocche mozzafiato.

Esilaranti e coinvolgenti sono anche “Charleroi Poulet”, sorta di versione rurale della “You Got It” di Roy Orbison, e i cori Beach Boys e le schitarrate Rolling Stones che in “Hills, Hills, Hills” disturbano un festivo, cristallino vaudeville. L’estetica anarchica dei Mercury Rev spadroneggia nella nudamente acustica e campagnola “Lesha! Keeyo! See-Ya!” e nella cantata afona e asmatica, ma con cori moltiplicati, di “No One Calls Me”. Una concessione facilotta arriva con il monotono cabaret in italiano di “L’attesa di Maicol”, unico momento infelice del disco.

Più composite sono “A Freak Can”, con meravigliosa intro psichedelica di flauto e cori africani (e tanto di accompagnamento mimetico), e “Josè”, con un’introduzione da canzone antica brasileira poi amplificata e potenziata grazie alla bravura d’interpretazione e arrangiamento della band. Lo spettro di accordi trascendenti e voci sfumate di “Holynaut” è invece compatto e monolitico.
Il complesso dilaga nei 10 minuti di “Testi’s Baker/Jung Neil”, da ululati psichedelici riverberati a duetto incalzante tra Smashing Pumpkins e John Mellencamp, e uno stacco finale che dà via a una magistrale jam acida.

Non semplice, ennesimo disco di folk-pop, ma un’estesa e pure ambiziosa ricapitolazione di stili e gesti del passato, recuperati con fare divertito e divertente, spassoso per le tempistiche svelte, l’uso delle voci a cappella ma anche ipnotiche e lisergiche, nella scioltezza pazzerella, l’obliquità imprendibile degli arrangiamenti. Una rarità assoluta del panorama italiano, perlomeno negli anni 10. Autoprodotto dalla band (nome preso da una catena di supermercati) con sparuti contributi di Marco Fasolo. “Ruvain” in cimbro, lingua morta della Lessinia, sta per “trambustare”, “Singar” per “cantare”.

08/06/2013

Tracklist

  1. Pamukkale in E
  2. Charleroi Poulet
  3. Uno Tempo
  4. Hills, Hills, Hills
  5. A Freak Can
  6. Lesha! Keeyo! See-Ya!
  7. L’attesa di Maicol
  8. Ten Dark Wednesday
  9. No One Calls Me
  10. Najhladnija Luka Pule
  11. Josè
  12. Holynaut
  13. Testi’s Baker/Jung Neil
  14. Wait Me To Arrive

C+C=Maxigross sul web