Chrome

Half Machine From The Sun, The Lost Chrome Tracks From 79-80

2013 (King Of Spades)
acid post-punk, post-industrial


Preparatevi a essere assaliti ancora. Preparatevi agli alieni vestiti di pelle e cavi elettrici, ai reietti vagabondi dello spazio, all’ulcera sonora che ha sfregiato la memoria del dopo-punk. Sono tornati i Chrome.
Nome che dovrebbe far drizzare le orecchie, in quanto trattasi di uno dei gruppi più deliranti e amati della scena californiana tra il 77 e l’84, con una sfilza di uscite in pochissimi anni (ben 6 Lp e 2 Ep, senza contare singoli e raccolte), un’energia pari solo a una supernova impazzita e un suono irripetibile. I Chrome erano infatti una mostruosa creatura che univa estetica di fantascienza senza limiti e sintetizzatori atonali a deliranti riff acidi di chitarra in ritmiche semplici e secche tipiche del punk, avvicindandosi per certi versi alle prime prove dei Throbbing Gristle, o al peggior viaggio in acido che un hippie post-apocalittico abbia mai potuto compiere.

Dopo questo periodo di maggior fortuna del duo Damon Edge & Helios Creed, nucleo vero e proprio del gruppo, ci fu la separazione a metà degli anni 80 e l'inizio delle rispettive, profiliche, carriere soliste (con qualche uscita sempre a nome Chrome, ma sempre priva di uno degli elementi principali). Questo fino alla morte di Edge, avvenuta per arresto cardiaco nel 1995.
All'inizio del 2013, però, è accaduto l'imprevedibile: Helios Creed, ormai con quasi 40 album alle spalle, ha riscoperto del materiale inedito del periodo d’oro realizzato durante le registrazioni di “Half Machine Lip Moves” e “Red Exposure”. Materiale scartato, o meglio in eccesso, che ha impressionato Creed spingendolo a riprendere il lavoro da dove venne lasciato. Pulendo, rimasterizzando e completando le tracce, si sono così raggiunti i 18 episodi che hanno visto la luce grazie al contributo anticipato dei fan tramite il sito Pledge Music. Mancando, infatti, i fondi necessari alla produzione fisica dell’album, è stato chiesto il pagamento anticipato per svariate formule contributive, dal vinile al cd firmato, fino a poster e addirittura una costosa conversazione via Skype con Creed stesso! Sono state così raggiunte in brevissimo tempo le risorse necessarie al completamento dell’album, prima fornito in versione solo digitale (a cui ci si riferisce in queste righe) in attesa della stampa dei vari supporti fisici.

Nelle 18 tracce ritroviamo tutto di quanto abbia caratterizzato i Chrome, le dissonanze e le melodie, soprattutto con il potenziale singolo “Something Rhythmic (I Can't Wait)” , il rock spaziale minimalista (come l’iniziale “Anything”) e quello acido divagatore (“Looking For Your Door”, perfetta nella sua lunghezza), i sintatizzatori e l’alternarsi delle voci di Creed ed Edge (anche distorte, come nella dura “Fukushima (Nagasaki)”, epigono bastardo dell’hard-rock, tinto di pioggia acida), tocchi sperimentali come il magmatico borbottare di sottofondo nella minacciosa “The Inevitable”, o i cicli di pianoforte ossessivi di “Charlies Little Problem”. Non mancano i brani strumentali, a volte solo degli intermezzi rumoristici, come nel caso della brevissima “Intervention” o “Housewarming Party”, a volte lunghi e sognanti come “Autobahn Brazil”, che si perde tra colori e nebulose senza gli stridori presenti altrove, arrivando a riempire ben 77 minuti di disco.
I viaggi psichedelici non si fermano qui, perché le strumentali “Moog Piece”, con il moog, appunto, che sviolina sopra una cavalcata che suggerisce movimento tra cromatismi, creando un effetto particolarmente dinamico, nonché la conclusiva “Sunset”, decisamente più acida, offrono nuove visioni rotanti senza freni. Da contraltare fanno i quattro pezzi space-rock iniziali, a cui si potrebbe benissimo aggiungere “Sound And Light”, con la chitarra che ricorda il primo gothic, la lenta e sofferta melanconia di “The Rain”, con i suoi versi ripetuti quasi a preghiera, e la proto-industriale “Morrison”, meccanica di collage per voci e suoni alieni che si rincorrono in sincope, fino a scivolare nel "cut-up".

Ascoltando il disco con attenzione ed estraniandosi a sufficienza, ci si ritrova come in una rissa tra Cabaret Voltaire e Devo, mentre i Bauhaus tirano le bottiglie per incitare, sorseggiando allegramente schiume radioattive tra le rovine di una sala giochi sulla superficie di qualche pianeta extrasolare. Decisamente un album non immediato, ma ispirato, traboccante di energie, di ritmi, un inseguirsi di invenzioni tra richiami ai marchi di fabbrica del gruppo. E a giudicare dalle foto che circolano riguardo la copertina, da cartoline e poster che affiancano l’uscita principale, la vena artistica delirante, fatta di collage e immagini inquietanti, sembra ancora solida come all’epoca.
Pur non potendosi di trattare di una reunion, il dubbio sulla possibile delusione era dietro l’angolo, come spesso accade con le uscite realizzate con materiali di scarto di altri tempi. Ma qui siamo di fronte a qualcosa di decisamente vivo, e la diffidenza si dissolve totalmente sotto le vibranti sferzate che ci portano, in un paradosso degno della macchina del tempo, sia nel loro passato che in un impossibile, angosciante e surreale futuro creato dalla fervida immaginazione dei Chrome.

07/12/2013

Tracklist

  1. Anything
  2. Salt
  3. Looking For Your Door
  4. Tomorrow Yesterday
  5. The Inevitable
  6. Fukishima (Nagasaki)
  7. Charlies Little Problem
  8. Ghost
  9. Sound And Light
  10. Autobahn Brazil
  11. Sub Machine
  12. Morrison
  13. The Rain
  14. Something Rhythmic (I Can't Wait)
  15. Housewarming Party
  16. Moog Piece
  17. Intervention
  18. Sunset