Cults

Static

2013 (Columbia)
noise-pop

I Cults per certi versi hanno avuto la strada spianata sin dagli inizi, da quando la Columbia li ha messi sotto contratto dopo poche canzoni pubblicate sul web. Il loro debutto omonimo di due anni fa uscì accompagnato da un discreto hype, che andò esaurendosi piuttosto rapidamente una volta pubblicato il disco, nonostante le premesse e l’immagine giusta.
Sì, perché i Cults - al secolo Brian Oblivion e Madeleine Follin - hanno davvero tutto per intercettare i gusti del cosiddetto ascoltatore indie: apparenza cool, sonorità leggere e catchy, ricche di influenze retrò senza per forza dare l’impressione del “già sentito”. Loro stessi, recentemente, si sono prodigati nello spiegare come e perché sia meglio essere su major che su label indipendente e quanto sia importante avere alle spalle una macchina organizzativa efficiente.

Tutte queste considerazioni sono da ritenersi giuste, almeno sulla carta: il fatto è che poi andrebbero corroborate con pubblicazioni più consistenti di quelle finora proposte dai Cults. Se l’esordio omonimo del 2011 era sostenuto almeno da qualche spunto pregevole, “Static” fa registrare al contrario una pericolosa latitanza di canzoni in senso stretto.
Siamo sempre in territorio retro-pop, con gli stessi riferimenti - gli anni Ottanta, le chitarre dreamy, i girl-group - che caratterizzano il duo sin dall’inizio. Stilisticamente è ancora davvero tutto impeccabile, così come lo è la produzione: il vero passo indietro sta tutto nel songwriting. Il contrasto fra liriche tristi e melodie più sostenute ottiene unicamente l’effetto di rendere il tutto tremendamente piatto e omogeneo, con ritornelli che assomigliano spesso a tenui e poco convincenti lamenti.

Undici tracce per 35 minuti, con l’episodio migliore (il singolo “I Can Hardly Make You Mine”) piazzato all’inizio, dopo la breve introduzione offerta da “I Know”. Da qui in avanti, si registra una totale mancanza di varietà, spezzata da brevi lampi di ispirazione per lo più riscontrabili negli episodi più movimentati (“High Road”, “Keep Your Head Up”). Una vacuità difficilmente giustificabile, nemmeno dalla rottura dopo quattro anni del fidanzamento fra i due. A fatica ci si può immedesimare nella malinconia di “Static”, in un disco che manca soprattutto di mordente e sfiora la noia in più momenti. Peccato non da poco, per un gruppo giovane e appunto, con la strada spianata.

05/11/2013

Tracklist

  1. I Know
  2. I Can Hardly Make You Mine
  3. Always Forever
  4. High Road
  5. Were Before
  6. So Far
  7. Keep Your Head Up
  8. TV Dream
  9. We’ve Got It
  10. Shine A Light
  11. No Hope

 



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