David Rotheray

Ancora una volta l’ex-Beautiful South raccoglie una serie di vocalist intorno a un progetto atipico e ben definito: dopo i canti degli uccelli di “The Life Of Birds”, ora è la suggestiva ipotesi di una vita autonoma dei personaggi di canzoni famose, che decidono di raccontarsi svincolandosi dalle storie in cui sono stati imprigionati dagli autori. Un'idea suggestiva che David Rotheray evita di rendere pedante o didascalica, affidandosi più al ricordo delle canzoni che a una loro rilettura. Il pretesto è quello di regalarci ancora una volta gradevoli canzoni folk-pop dai tratti sentimentali con la presenza di alcune delle voci più belle della musica inglese.

Questa volta i nomi coinvolti sono di maggiore spessore, le canzoni sono amabili e ricche di buon gusto lirico, ma quello che stupisce è la versatilità dell’autore, capace di adattare la sua scrittura ai diversi interpreti. Alla compagna di scuderia Josienne Clarke è affidata una delle tracce più difficili del progetto: la duttilità vocale della brava cantante del Sussex è perfetta per reggere il mix di sonorità più bluesy e folk-pop di “Marie’s Song”, una delle più intense tracce dell’album, insieme alla malinconica ballad ispirata al protagonista della canzone di Elton John “Daniel”, assegnata alla voce calda e avvolgente del sottovalutato Kris Drever.

Inevitabilmente l’influsso degli originali aleggia su alcune composizioni di Rotheray: “Sylvia’s Song” non rinuncia al fascino retrò e senza speranza della “Sylvia’s Mother” di Shel Silverstein (un brano portato al successo dai Dr. Hook) e ”Bobby’s Song” resta gradevolmente ancorata al rock-blues della famosa “Me & Bobby McGee”.
Quando l’autore osa forzare i confini, le canzoni vanno leggermente oltre il piacevole country-folk-pop: questo avviene prima in “Roxanne’s Song”, un malsano e etereo dark-folk con Kathryn Williams in stato di grazia e una straordinaria performance al violino di Lisa Knapp, e poi nella conclusiva “Jolene’s Song”, straziante e tormentata storia d’amore che Julie Murphy decanta con toccante malinconia e pathos.

Ogni riascolto evidenzia una complessità e una varietà che comunque affascinano: Eliza Carthy mette insieme folk e blues in “Maggie’s Song”, Gemma Hayes stravolge l’atmosfera con Fender Rhodes e pillole di pop-jazz in “Pearl’s Song”, Lisa Knapp conferma le sue peculiarità vocali in “Mrs Jones’s Song”, Alasdair Roberts trattiene il suo impeto nella inusuale “Dino’s Song”. Il tutto suona stimolante e conferma le buone doti di Rotheray come autore.
“Answer Ballads” non è destinato a turbare le sorti della musica, ma neanche a lasciare indifferente chi gli porgerà attenzione.

01/05/2014