Dean Blunt

The Redeemer

2013 (World Music)
sound collage, experimental, art-pop

Il Museum Of Broken Relationships di Zagabria è stato eletto di recente il “museo più bizzarro del globo” da un sondaggio congiunto da alcune riviste di settore. Nulla a che vedere con la diplomazia internazionale, le relazioni presentate nella piccola esposizione fanno riferimento ai sentimenti e ai rapporti privati troncati. Oltre alle tradizionali fotografie e agli orsacchiotti coi cuoricini rosa, la collezione annovera asce, intimo, manette di peluche, segreterie telefoniche e quant’altro le “vittime” ricollegano alla rottura delle proprie storie: un armamentario assortito che ben si presta ad una qualche speculazione sociologica post-contemporanea.
Facile individuare, senza troppe forzature, il parallelo con quello che Dean Blunt e Inga Copeland, al secolo Hype Williams, rimestano ormai da qualche anno, ovvero frammenti di cultura e società pop de-contestualizzati al fine di restituirne complessi ritratti in stile pop-art il cui senso trasfigurato risiede solo in un’astratta veduta d’insieme.

Archiviato un 2012 di astrusi capolavori lo-fi (“The Attitude Era”, “Black Is Beautiful”, “The Narcissist”) è Dean Blunt in solo a ripresentarsi a questo giro, con il primo Lp propriamente detto, per la sua neonata World Music. “The Redeemer” è un concept sullo stato mentale in seguito a un rapporto sentimentale spezzato, assemblato, come suo solito, pescando dagli angoli più polverosi del pop e intercalando schegge di varia natura mediatica nonché, per la prima volta, trame di organica composizione. Questo, assieme a una più generale pulizia del suono, rappresenta l’essenziale novità nella ricetta del misterioso individuo.
Via libera dunque ad archi, arpe, chitarre, ottoni e cori e a sample limpidi e quotati (Kate Bush, Fleetwood Mac, Pink Floyd).

Tuttavia non sono necessari molti ascolti per capire che la redenzione è solo dei mezzi e che al cuore di tutto continua a vivere la macabra frammentarietà Hype Williams, riproposta solo in una forma più elegante, a mo’ di pièce tatrale cut’n-paste da diciannove minuscoli atti.
“The Redeemer” spiazza a primo acchito con un’intro tutta orchestrale culminante in due splendidi numeri che pagano il dazio a Gil-Scott Heron e a certo trip-hop, introducendo il tema lirico dell’abbandono sentimentale snocciolato fra trame soul e schegge di varia natura, sfidando in continuazione l’ascoltatore a discernere il confessionale dall’agghiacciante parodia post-moderna.

La sequenza degli atti segue il disfacimento progressivo dell’ordine mentale, frantumando il fragile songwriting impostato in apertura, a partire dalla splendida title track, che prende le mosse da una desolazione portisheadiana (con l’unico cameo vocale di Inga Copeland) per andare a morire tra urla di origine indefinita e sciabordii che si trascinano per tutta la porzione centrale del lavoro, fino alla toccante “Need 2 Let U Go”, fumosa folktronica a tinte soul e jazz.
“Papi” riporta su binari più rassicuranti, rivoltando “Echoes” in arrangiamento souleggiante à-la Isaac Hayes oscurato da un incomprensibile count-down e rintocchi di campana, mentre “All Dogs Go To Heaven” strascica per cinque minuti una serenata hypnagogico-psichedelica ad alto tasso alcoolico.
“Imperial Gold” e “Brutal” chiudono infine con due altre quasi-song, un po’ indie-folk un po’ soul pianistico, il cui (probabile) significato ancora una volta è messo in discussione da un messaggio in segreteria (“and no more messages”).

Vuoto e solitudine serpeggiano per tutta la durata di “The Redeemer”. Chi è a caccia di canzoni fatte e finite inevitabilmente dovrà andare a cercarsele altrove: la meta-musica di Dean Blunt conquista o ripugna senza ammettere troppe sfumature di giudizio. Per tutti gli altri, l’improbabile redentore offrirà un'inquietante raffigurazione delle relazioni 2.0, tra sentimento, tecnologia, frasi fatte e insicurezza digitata alla corte di Yahoo Answers.

26/05/2013

Tracklist

  1. I Run New York
  2. The Pedigree
  3. Demon
  4. Flaxen
  5. V
  6. The Redeemer
  7. Seven Seals Of Affirmation
  8. Walls Of Jericho
  9. Make It Official
  10. Need 2 Let U Go
  11. Dread
  12. Y3
  13. Papi
  14. MMIX
  15. All Dogs Go To Heaven
  16. Imperial Gold
  17. Predator
  18. Brutal
  19. Par

Dean Blunt sul web