Trio marchigiano con un Ep omonimo di prova, Michele Caserta, Cristiani Ballarini e Simone Levantesi debuttano a nome Drama Emperor con le rielaborazioni synth e techno-pop di “Paternoster in Betrieb”, qualcosa di simile ai coevi Captain Mantell.
L’organo oscillante accoppiato al quasi motorik (ma più alla Black Rebel Motorcycle Club) e sovratoni dark-punk (alla “Isolation” dei Joy Division) di “Other Side” apre la breve parata di tecniche e stereotipi.
Il techno-rock industriale di “Teknicolor” incorpora misteriose oasi di pianoforte, debitrici del miglior post-rock britannico, mentre in “Second Floor” il ritmo diventa sottile e l’atmosfera si fa thriller, quasi in stile Goblin, per compattare un’ode sconsolata di chiusa. “Sing Sing Sing”, drum’n’bass atmosferico cantato in inglese-italiano è la bella copia del rave-up nevrotico di “Riversami”, triviale e non-finito. Un’altra mimesi proviene dal madchester-shoegaze di “Dead of Technology”.
Il cuore dell’album prevede un altro cambio di stile (e per forza di cose di linguaggio), tutto teutonico: “Aber” mima i Kraftwerk di “Trans-Europe Express” mentre “Phrase Loop”, più personale, è un ballabile psicodramma gotico.
Strano ibrido, imperfetto e incompiuto, di trasformazioni e travestimenti, talvolta arguti e talaltra fanfaroni, penalizzato da arrangiamenti poveri e un tantino amatoriali, e invece - paradossalmente - reso sapido dalla qualità lo-fi della produzione, notevoli il veterano Martin Bisi in “Teknicolor” (bravo a chiaroscurare i contrasti) e il canto dell’ospite Gianmaria Annovi, di qualità larvale in “Phrase Loop”, che quasi svetta sul resto. Archi di Saele Valese, sax di Stefano Zoppi.
17/04/2013