Euros Childs

Situation Comedy

2013 (National Elf)
psych-pop, songwriter

Chissà se prima o poi torneranno anche i Gorky’s Zygotic Mynci.
In fondo l’attivissimo Euros Childs non ha mai tagliato i ponti con i vecchi compagni, ospitandoli spesso e volentieri nei suoi lavori, così come ha sempre potuto contare sul violino di sua sorella Megan. Almeno per ora, tuttavia, il cantante e multi-strumentista gallese non sembra essersi stancato di dar vita a nuovi scombiccherati progetti, né dell’inevitabile marginalità di una carriera solista che vanta ben nove tasselli allineati in appena sette anni, l’ultimo dei quali – “Situation Comedy” – di fresca pubblicazione per l’etichetta di famiglia National Elf. Dopo aver plasmato gli estemporanei ma gradevoli Jonny assieme all’amico Norman Blake dei Teenage Fanclub, Childs si è imbarcato in un paio di collaborazioni a dir poco trascurabili, tra synth-pop pacchiano e elettronica pidocchiosa: i Cousins, condivisi con Meilyr Jones (dei già dissolti Race Horses), e gli Short & Curlies, terribile collettivo strumentale in cui militano anche Laura J Martin e il conterraneo Stephen Black aka Sweet Baboo. Nonostante queste ultime, prescindibili ragioni sociali, Euros sembra non aver perso smalto come autore e, con il precedente “Summer Special”, ha realizzato a mani basse il suo miglior disco dal rompete le righe della band regina.

“Situation Comedy” non fa mistero di puntare a replicarne l’impostazione e i lampi, pur scontando un fisiologico calo d’ispirazione. L’avvio è all’insegna di una frivolezza sostanziale e di un garbo da bravo intrattenitore, con le sue melodie rotonde ma risapute, il suo pianoforte saltellante e i relativi aromi zuccherini: numeri a coefficiente di difficoltà risibile che dettano lo standard per una raccolta di divertissement innocui e poco incisivi, in confezione tirata a lustro. Le cose migliorano sensibilmente con “Avon Lady”, dove si fa spazio un refrain obliquo che offre scampoli della follia silvana dei primi Gorky’s: un tuffo nelle suggestioni arcaiche à-la Kevin Ayers che il gallese pareva aver estirpato dal proprio patrimonio genetico d’artista quando prese a tradire i folklorismi squinternati della prima ora con le seduzioni plastiche e ruffiane di un pop d’alta scuola. Indirizzo espressivo, questo, che nell’album si conferma peraltro preponderante, al pari della disinvoltura nello scrivere filastrocche e hook assassini, seppur in maniera non esclusiva. Il trentottenne di Camarthen non si schioda dallo sgabello accanto al suo strumento feticcio e, al di là del consueto mestiere, per lunghi tratti non riesce a eludere nell’ascoltatore l’impressione che si stia facendo fuoco con poca legna (vedi il mantra tascabile che chiude “Ooh La Oona”), per giunta di recupero.

Partito timidissimo, il disco prende però quota un po’ per volta e non nega il piacere di qualche sorpresa: dall’edulcorato rock’n’roll di “Good Time Baby” al quadretto bucolico di “Tina Said”, e dalla spolverata di psichedelia elusiva (in perfetto stile “Bwyd Time”) che rende alticcia l’interpretazione di “Brides In The Bath” all’intro pianistica della vecchia “Where Does Yer Go Know?” clonata senza malizie in “Holiday From Myself”, per riproporre tali e quali le coordinate struggenti dell’ultimo grande Lp con i sodali della giovinezza (“How I Long to Feel The Summer In My Heart”, ovviamente). Esentato per fortuna lo sciagurato musicista kitsch che non ne azzecca una nemmeno per sbaglio (quello del pessimo “Face Dripping”), Euros da spazio nella sua sitcom immaginaria al freak giovanilista, al goliardo caciarone della parentesi Jonny come al contemplativo raffinato con il suo tocco languido. Controllato sin quasi al parossismo, in”Daddy’s Girl” forza se stesso per adattarsi a una prova di crooning sontuoso e notturno degna di un Harry Nilsson, che spiazza per la rimozione coatta di tutte le asperità ma non stona affatto. Stesso discorso per il flusso di coscienza lento e ossessivo che in chiusura conquista la ribalta e vale come implicito omaggio all’adorato maestro di “Shooting At The Moon”, recentemente scomparso.

Tirando le somme, “Situation comedy” è l’ennesimo piccolo album di Childs: discontinuo, incoerente, non certo imperdibile e nondimeno piacevole. La convalida delle qualità mimetiche di un songwriter di classe superiore, che si è lasciato alle spalle un breve periodo di appannamento ma non sembra intenzionato a porre fine alla propria licenza indeterminata dalla creatura musicale che lo ha consacrato.

02/11/2013

Tracklist

  1. Tete a Tete
  2. Second Home Blues
  3. Avon Lady
  4. Ooh La Oona
  5. Brides in the Bath
  6. Give the Girl a Hand / The Peanut Vendor 
  7. Holiday From Myself
  8. Tina Said
  9. Daddy's Girl
  10. Good Time Baby (talk to me)
  11. Trick of the Mind

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