Jack Day

The First Ten

2013 (Bucketfull Of Brains)
folk, songwriter

Questa è una recensione inutile, ci sono opere che non necessitano delle parole di uno scribacchino di musica ma del bisbiglio del cuore tormentato e felice di chi ascolta. La bellezza quasi mesmerica di “The First Ten” è infatti avulsa da qualsiasi collocazione temporale e stilistica, non esiste linguaggio capace di tradurre la limpidezza creativa di queste dieci tracce di folk malinconico e cupo.
Atteso e spesso accantonato nella memoria delle next big thing, l’esordio del folksinger londinese Jack Day è un album schietto e sincero, materia viva e pulsante che suona familiare solo perché si riconnette magicamente con il profumo ancestrale della musica folk più genuina. Bob Dylan, Townes Van Zandt, Bill Fay, il primo Tom Waits, Bruce Springsteen e Woody Guthrie occupano un posto importante nella formazione musicale dell'autore: quello che però rende “The First Ten” un album diverso è la naturale spontaneità delle sue creazioni.

Abilmente prodotto da  Brian O’Shaughnessy (Primal Scream, Beth Orton) ai Bark Studios londinesi, l’album gode di sonorità vintage, frutto di una strumentazione di una registrazione ricca di preziosi dettagli. Acustiche o leggermente elettriche, le ballad di “The First Ten” evidenziano un talento maturo e consapevole: il graffio rauco della telecaster in “Birdsong”, l’incantevole fingerpicking sorretto da un tenue ritmo di hand-claps di “I Often Think Of You”, l’equilibrio dolce-amaro intriso di nebbia e pioggia, sottolineato dal piano di Graham Knight in “Snow And Sleet”, sono diverse facce di una musica che mette insieme senza timore solitudine e gioia, amore e indifferenza, dando vita a meravigliosi paradossi la cui apparente semplicità ci rende indifesi al suo innegabile fascino.

Non date ascolto a quelle voci che cercheranno di convincervi che quello che state ascoltando è stato già scritto e detto: “Just A Little Time” potrebbe benissimo uscire dalle pagine di “Into The Purple Valley” di Ry Cooder, “I Have Been Conveyed” è il brano che Bob Dylan avrebbe voluto scrivere ai tempi di “Saved” e “Slow Train Coming”, e sicuramente “It's A Girls' World” è figlia delle pagine blues di Tom Waits, ma Jack Day ha il dono della sintesi, una caratteristica che gli permette di essere personale e riconoscibile.
Nonostante gli inevitabili richiami della sua musica, è innegabile la forza delle dieci tracce del suo esordio, la poesia che anima “If This Song Were More To Sing” non è possibile ricavarla da citazioni e frammenti musicali; Day è un musicista che è cresciuto ascoltando la musica dei suoi eroi, inconsapevole di poter emularne la bellezza e il candore.

Credetemi, insomma, quando dico che la mia recensione alla fine è alquanto inutile: vi basterà ascoltare le prime note di quest’album per stracciare ipoteticamente il foglio virtuale di queste mie disquisizioni. Come recita un suo brano: "E se questa canzone fosse più che cantare?".

26/07/2013

Tracklist

  1. I Often Think Of You
  2. Just A Little Time
  3. Birdsong
  4. Snow And Sleet
  5. Isn't It Strange
  6. Snow And Sleet
  7. Shadows In The Sun
  8. If This Song Were More To Sing
  9. I Have Been Conveyed
  10. It's A Girls' World




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