Jackson And His Computerband

Glow

2013 (Warp)
electro-psych
6.5

Vi ricordate di quel curioso personaggio di nome Jackson Fourgeaud? Quel parigino che nel bel mezzo dell'esplosione del french touch aveva deciso di lanciarsi all'inseguimento dello Squarepusher più zuccherino, facendosi notare nientemeno che dalla Warp, con cui avrebbe pubblicato – otto anni fa e a sette anni dai suoi primi Ep – un primo lavoro tanto ambizioso ed esplosivo quanto per certi versi ridondante. Era il 2005 e questo biondo producer dallo sguardo androgino se ne usciva con “Smash”, parodizzava niente meno che  Freddie Mercury intonando “Radio Caca” e a dirla tutta si faceva notare più per la sua bizzarria che per l'effettivo valore di una miscela harsh-Idm ben costruita senza particolare voglia di andarvi oltre.

Da allora non si è più saputo nulla di Jackson e della sua banda di computer, messa apparentemente a riposo ma probabilmente rinchiusa in studio a elaborare il maggior numero di soluzioni possibili a un impasse creativo che sarebbe divenuto inevitabile. Otto anni dopo rieccolo, quando nessuno se l'aspetta, chioma decisamente ridotta e un “Glow” che definire sorprendente è decisamente riduttivo.
Addio ricicli d'n'b, via gran parte dei ponti con gli anni Novanta: al loro posto una carica massiva di quella psichedelia scorrazzante che gli Animal Collective hanno reso verbo, svariati passaggi affini alle trame del dubstep ma caricati di TNT fino al midollo, un'anarchia imperante di base e l'ambientazione in una megalopoli tecnologica e scintillante, con la chirurgica perfezione e la sinistra freddezza del caso.

Di nuovo nulla di seminale, insomma. Forse sì, anzi sicuramente. Ma quando gli echi a girandola di “Blow” citano gli ultimi Darkstar prima di esplodere come una bomba a mano, la sensazione è che, seppur senza sconvolgere, stavolta Jackson abbia azzeccato una miscela decisamente più epidermica e coinvolgente, seppur nel suo istrionismo senza freni. Impressione confermata nel giro di pochi minuti dalla brostep in versione psicodrammatica di “Seal”, dall'alienazione mantrica e ruvida di “Dead Living Things” e dal morbido ma vibrante tappeto di “Orgysteria”.
L'amore per i giochi sonori trova il suo compimento definitivo nello scintillio vintage della marcia “Arp #1” e nel contraltare dark della macchinale “Pump”, prima di adattarsi alla forma-canzone nell'ottima “Vista” e alla dimensione di un dancefloor infuocato nella conclusiva “Billy”, a conti fatti l'episodio migliore di tutto l'album. Ma l'orchestra informatica guidata dal suo direttore non ne vuol sapere di porsi limiti: ecco che di mezzo ci si ritrova quindi nel caos iperbolico di “G.I. Jane (Fill Me Up)”, o nella tempesta rave a 200bpm di “Blood Bust”, o ancora alle prese con una soft-ballad deviata come “Memory” - uno sberleffo al Trentemøller più pop? - e con l'inferno robotico di “More”.

Brani, questi ultimi, che suonano come passi più lunghi della gamba e finiscono col minare la qualità di un album la cui evanescenza avrebbe potuto costituire un punto di forza enorme. Analogamente per quanto accaduto con Squarepusher e il suo “Ufabulum”, “Glow” è un disco pronto a fare la fortuna di coloro che amano essere scossi, presi in contropiede, guidati in un trip e poi gettati di colpo nel mezzo di un dancefloor stroboscopico con della musica impossibile da ballare. Resta un lavoro in grado di presentare più di uno spunto interessante, di lasciarsi ascoltare rendendo impossibile qualsiasi forma di staticità – mentale o fisica che sia – e, soprattutto, di non arrivare davvero mai ad annoiare. Ma che porta con sé un fondo di incompiuto, di imperfetto, con i conseguenti rimpianti del caso. E otto anni di gestazione sono decisamente abbastanza per renderli ben difficili da perdonare.

20/09/2013

Tracklist

  1. Blow
  2. Seal
  3. Dead Living Things
  4. G. I. Jane (Fill Me Up)
  5. Orgysteria
  6. Blood Bust
  7. Memory
  8. Arp #1
  9. Pump
  10. More
  11. Vista
  12. Billy




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