Nato inizialmente come duo nel 2011 il progetto M!R!M è ormai la creatura mentale e fisica dell’unico Iacopo Bertelli. “Heaven” è il primo Lp vero e proprio del nostro, succesivo a un paio di Ep quali “It’s Not Enough Anymore” e “Enjoy Your Sorrow” distribuiti in
free download e in cd-r, ed esce per l’etichetta greca Fabrika records che ricordiamo per gli ormai noti
Lebanon Hanover, il debutto dei
Die Selektion,
She Past Away e diverse ristampe/antologie in campo synth-wave e post-punk.
Anche se potremmo tranquillamente etichettare la musica di Bertelli come un profondo amore per
il post-punk più acido e distorto, non daremmo vera giustizia a un disco di rara intensità. Intensità che nasce da un’autonanalisi, da una trasposizione estetica di emozioni e paranoie che cercano nomi e volumi distorti. “Heaven” è un obiettivo, una visione a cui aspirare attraverso un percorso farraginoso e disseminato di trappole cerebrali.
Suicide,
Jesus & Mary Chain,
DNA e
Bauhaus così come il primo
Blank Dogs o i
Soft Moon meno stratificati sono le nuvole dense di radioattività di un cielo a strapiombo su una mente labile.
È carico di paranoie e lisergia il trittico di apertura “Jubilee” -“Seeking Love”–“Dead Inside”, una corsa impazzita verso la fine della strada dove si trova una quiete mortale, una sospensione a mezz’aria fra le voci frammentate di “Liebe Machen” dove le chitarre prima furiose e metalliche penzolano a morto in cielo grigio piombo. La corsa continua nel delirio sintetico di “Sodoma” e in quello ectoplasmico di “Homesick”, che ci preparano al momento di tenue bellezza di “Lizards”. Tutto diviene più sottile e meno grumoso,
drum machine e chitarre costruiscono uno sfondo cosmico su cui la voce di Nathalie Bruno (cantante del progetto
Phosphor) si costruisce una nicchia, un angolo di opaca luce astratta. È questa un’apparizione sacerdotale che introduce l’ultimo passaggio, quello della salvezza finale, sebbene apparente. “Embraced Forever” infatti sembra la conclusione della ricerca, della dannazione e della inquietudine, lo spazio si dilata e si rarefa, peccato che una morbosa paranoia sembra nascondersi dietro le pieghe della luce.
Una luce sempre opaca e traballante, pronta a scomparire e far sprofondare nell’ignoto. Il passo di Bertelli è malfermo, dentro una materia oscura morbida e incandescente. È questo il primo ritratto di un percorso artistico dalle radici chiare, ma attraversato da vene di un’intensa energia.
12/01/2014