Miss Kittin

Calling From The Stars

2013 (wSphere)
electro

Caroline Hervé: paladina dell'electroclash, producer graffiante e DJ di successo, a suo modo ha ridefinito, nel suo ambito di appartenenza, un'intera stagione dell'elettronica europea, con pezzi che nel corso del tempo hanno veramente fatto scuola. Ora, è anche vero che il filone che ha contribuito a lanciare (specialmente in compagnia del fido The Hacker, nel loro “First Album” del 2001) ultimamente ha mostrato davvero la corda, e che altre figure nel frattempo hanno imperversato nei club di tutta Europa, ma Miss Kittin non se ne è rimasta con le mani in mano, e tra la sua intensa attività dal vivo, e qualche piccola pubblicazione estemporanea, ha trovato tutto il tempo necessario per escogitare un ritorno indimenticabile, a suggello di una decade da assoluta protagonista.
Se sul formato singolo la francese ha comunque avuto ben pochi rivali, specialmente in chi ha provato a rielaborare la sua pungente miscela di beat electro, serpeggianti influssi new wave e ardente estetica punk, sulla lunga distanza ha sempre un po' faticato a trovare la formula giusta, in una tendenza al filler che finiva spesso per gettare al vento buone, quando non buonissime, intuizioni. Il suo terzo lavoro solista, gargantuesco doppio per oltre cento minuti di musica, arriva e paradossalmente annulla lo spiacevole andazzo, inserendo tutti i tasselli al posto giusto in una dimostrazione di potere creativo che sembrava davvero fuori dalla sua portata. Giocare d'ambizione questa volta ha davvero permesso un salto di qualità che dire notevole è dir poco.

La manovra non era di certo delle più concilianti, anzi, c'era seriamente il rischio che la voglia di strafare pregiudicasse ogni possibile tentativo di riscatto. E invece, la zampata d'orgoglio che non ti aspetti, e un senso dell'equilibrio fino ad ora agguantato soltanto a sprazzi, fanno di “Calling From The Stars” il capolavoro personale della producer di Grenoble, nonché prova tangibile di quanto l'electro-sound non abbia ancora detto la sua ultima parola. A giudicare da questo doppio, sembra al contrario averne ancora per molto, pronto a raccogliere il guanto e a misurarsi in nuove sfide.
E di sfide, di duelli a tu per tu con la propria creatività, già questo lavoro ne è pieno zeppo, specialmente per la quantità di spunti che è in grado di offrire. Idealmente e concretamente ripartita nei due diversi dischi, che dialogano e si scambiano informazioni ripetutamente, l'ultima fatica di Miss Kittin abbatte infatti ogni possibile barriera di genere ed espone il fianco più morbido, cedevole, del suo firmatario, finalmente alla scoperta della sua anima più sfumata e sinuosa.

Non è quindi una coincidenza che pure nel primo dei due dischi, dedicato a quelli che dovrebbero essere i club-bangers della collezione, sia lasciato ampio spazio alla realizzazione di atmosfere sinuose ed avvolgenti, che attutiscono l'incedere dei beat e al contempo ne enfatizzano la sensualità,  già a suo modo abbondante in ogni dove. Ovviamente si balla e tanto (l'accattivante singolo “Bassline”, le mitragliate di “Come Into My House”), e il senso del ritmo risponde sempre all'appello (le fughe sintetiche di “Life Is My Teacher”, le asimmetrie di “Tears Like Kisses”), ma in fin dei conti, alla maggiore ruvidità clash del passato si sostituisce una più marcata impronta ambient, che in parecchi episodi diventa preponderante, se non quasi esclusiva, delle sorti dei brani.
E a seguito di una spiazzante chiusura affidata a una cover di “Everybody Hurts” dei Rem (già me la vedo, l'alzata di scudi e le accuse di lesa maestà), col passaggio al secondo dei due dischi si esplicano in maniera decisiva le reali intenzioni di Miss Kittin, a questo giro intenzionata a coinvolgere mente e corpo in un unicum totale. Certo, i toni roboanti con cui è stata presentata questa virata a trame sonore che pescano tanto dalla cosmica quanto dalla ambient e dalla synth-wave è di un pretenzioso infinito (si parla di influenze quali la serie “Artificial Intelligence” della Warp, la meccanica quantistica e la campagna transalpina, tutte insieme appassionatamente), e le brevi comparsate vocali potevano essere tranquillamente espunte (le pulsazioni appena accennate di “Cosmic Love Radiation” ne avrebbero senz'altro guadagnato). Al di là però di questo, la Nostra riesce a districarsi con amabile disinvoltura da scivoloni disastrosi e banalità assortite, viaggiando protetta da quelle stelle rammentate sin dal titolo.

Tra puntate sintetiche a braccetto coi corrieri siderali (“Tamarin Bay”, “Mind Stretching 2”), saggi IDM d'antan (“Sunset Mission”, “Mind Stretching”), e panoramiche di galassie lontane (“I Don't Know How To Move”), anche a costo di qualche sbandata e frivolezza di troppo (mai comunque eccessive), “Calling From The Stars” restituisce nitido il quadro di una signora dell'elettronica del Vecchio Continente, che ha finalmente ingranato di nuovo la marcia giusta e guarda avanti con tutta la determinazione di cui è capace. Una chiamata dalle stelle a cui è consigliato prestare ascolto.

25/04/2013

Tracklist

Cd1

  1. Flash Forward
  2. Come Into My House
  3. Bassline
  4. Calling From The Stars
  5. Life Is My Teacher
  6. Maneki Neko
  7. What To Wear
  8. Night Of Light
  9. Tears Like Kisses
  10. Eleven
  11. Blue Grass
  12. See You
  13. Everybody Hurts

Cd2

  1. Only You
  2. Cosmic Love Radiation
  3. Tamarin Bay
  4. Sunset Mission
  5. Mind Stretching 2
  6. Ballad Of The 23rd Century
  7. What You See
  8. Sortie Des Artistes
  9. Silver Lake
  10. I Don't Know How To Move

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